Carmelina Rotundo - Viaggi in Europa e Poesie: Sardegna
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Carmelina RotundoDiario di un viaggio in Sardegna

 

Che cosa sta succedendo ?

 

Sotto il cielo di Sardegna

sta nascendo amore

Carmelina

Su mesi 'e axrobas e de Austu

de s'annu 2003

 

In volo per un volo

Stiamo giungendo sul volo meridiana tra celeste di cielo su azzurro di mare in quest'isola del Mediterraneo, a noi geograficamente molto vicina, nello stesso parallelo della regione Lazio.

All'aeroporto di Cagliari-Elmas, puntualissimo, troviamo ad attenderci Giovanni Simbula, il maestro conosciuto all'incontro a Fano.

A Sara e Nadia piace l'auto di Giovanni, il quale, imboccando la Strada Statale 131 ci porta a Segariu. Ci avevano parlato delle difficoltà della rete viaria, di strade polverose: niente di tutto ciò, la S.S. 131 è quanto di meglio si poteva attendere. (Percorriamo circa 42chilometri)

Segariu

Il grande arco che fa da cornice all'ampio portone è ottima presentazione della dimora del maestro Simbula. Al di là dell'entrata, paziente ad attendere il rientro del padrone, un cane, a cui io do pochissima importanza… É noto infatti, il mio terrore per questi.

Presso un grande cespuglio, degradante di rosmarino (spicu), salvia, basilico (fabrica), ci sediamo sotto un pergolato.

I nostri rapporti col tempo cominciano a cambiare: le corse, i ritmi frenetici non appartengono a questi luoghi e, messo l'orologio nel cassetto, non avrei più osato rimetterlo al polso. Viviamo le ore scandite dai rintocchi delle campane sospese tra cielo e terra.

Nel mare di Sardegna ci immergiamo in una bellezza di paesaggio indescrivibilmente incantevole: é un concerto di vegetazione, di roccia, di acqua, di sabbia finissima della Costa Verde a Funtanatza, raggiunta dopo 80 chilometri per un percorso affascinante. Su per Montevecchio tra miniere abbandonate, stiamo vivendo un film, dove ogni attimo presente, conserva intatto il fascino della storia, della vita di sacrificio di chi, rinunciando alla luce spesso per tante ore scavava per portare in superficie piombo e zinco.

La spiaggia è frequentata, ma non troppo; ognuno ha portato il suo ombrellone e magari anche tutto ciò che può servire al riposo e ad un buon pranzetto.

Sopra di noi, le cabine ormai quasi tutte in disuso ed un edificio che nonostante abbia perso porte e finestre, conserva quella maestosità di grandezza sobria che scoprirò essere caratteristica di questo popolo.

Da Claudia, che vende i biglietti per il parcheggio, sapremo che tutta la struttura era sorta per offrire un servizio ai figli dei minatori che potevano qui passare una stagione salutare di bagni. A proposito di bagni… sulla salinità di questa acque non vi sono dubbi, come la sento e mi piace sulla pelle.

Dai tuffi nel mare, alla scoperta di Segariu, della sua strada principale, via Roma, caratterizzata da un vistoso stendardo con la scritta VIVA QUELLI DEL 1953

53

(tale via Roma è la prosecuzione della strada statale che congiunge Furtei a Nord Ovest e Guasila a Sud Est ) alla centralissima e ampia via Dante, ad essere sincera, come mi sento orgogliosa di questo onore riservato al Sommo Poeta! In questa strada si svolgono i giochi estivi per i bimbi e il mercato. Visitiamo inoltre via San Giorgio con le sue villette; via Antonio Congia dedicata al notaio che ha lasciato la sua eredità alla Chiesa, via Giovanni XXIII, via Grazia Deledda, premio Nobel per la letteratura....

La fugace visita alla nuova biblioteca, in attesa di essere aperta previo collaudo, alla più che fortunata scoperta del Centro di aggregazione sociale e del brillante e laborioso gruppo che qui opera.

Si avverte, quel piacere di stare insieme, giovani ed anziani, di cementare energie nascenti all'esperienza di chi la vita la conosce da più anni, Sara e Nadia che partecipando ai giochi, vivono questa splendida opportunità di conoscere in un colpo solo tutti i bimbi del paese, mentre io mi iscrivo al corso di pittura su vetro. Il nostro tutor Claudia, è pazientissima e dotata di uno spiccato gusto estetico. Ci guida nella scelta dei soggetti e dei colori: ed è proprio durante queste ore che conosco le signore e le signorine di Segariu, simpaticissime, che si aprono al dialogo. Scopro che a loro molto piace parlare il sardo che avverto come un'altra lingua; anche Sara e Nadia me lo confermano "Qui sono bilingue". E' bellissimo, tra un colore e l'altro ascoltare Bonaria (la sorella di Giovanni), Ester, Antonina, Elena, le due Terese, Immacolata, Rossana, Albina, Raimonda; tra i miei soggetti preferiti, la Sardegna. Sempre nel Centro di aggregazione in via Dante, un altro gruppo di giovani sta seguendo il Corso di pittura su tegola, …che originali capolavori!

Di sera, il piacere di scoprire l'usanza di passare un'oretta "a sa friscura" (al fresco) con quelli del vicinato in piccoli gruppi eterogenei per età o sesso a cui partecipano anche cani e gatti, molto discreti, un momento per parlare di tutto e di ognuno, una specie di "telegiornale" paesano e interpaesano di cose vissute sulla propria pelle in una condivisione di fatti seri e meno seri, di dolori e di gioie, di lacrime e sorrisi. Ogni Segariese ha la propria identità e si sente parte della collettività: si partecipa insieme alle nascite, ai battesimi, ai lutti. La diligente signora Edvige sta sferruzzando con grande maestria i 5 ferri per realizzare i calzini per un neonato; si va ai matrimoni, la nostra vicina ha appena avuto in dono un vassoio dagli sposi di Furtei, secondo una usanza che prevede che gli sposi regalino i dolci nuziali ai primi che incontrano dopo la cerimonia.

Si va insieme ai funerali, alle cresime, alle comunioni. Tutto si sa, niente si cela, difetti e pregi, vizi e virtù. Mi sembra di conoscerli da sempre, le cose del cuore il tempo non può ossidarle. Restano sempre lucenti, come puri diamanti.

Un'oretta di "friscura" trascorsa tra la scuola materna, ormai abbandonata, dove stanno facendo le prove per il ballo della festa e il monumento ai caduti scolpito in pietra, dove una madre disperata accoglie tra le braccia il figlio morente [1].

Ester mi racconta che questo terreno e questa scuola sono stati donati dai parenti di Giovanni alla Chiesa e che per anni era stata retta da suore con tanto amore e dedizione verso i bambini.

Alla madre di un precedente parroco piaceva preparare dei dolcetti che poi donava ai bimbi;

Anche la statua della piazzetta l'ha scolpita un giovane di Segariu.

Questo sentirsi uniti persone, animali, cose: una storia che nasce da questa terra, con la gente per la gente, la simpatia di Simona e della dolcissima Tiziana, che conquista Sara e Nadia, e ci farà scoprire la strada panoramica tutta profumata di alberi di fico e di erbe aromatiche, che conduce al parco de "Sa spendula" dove è stato sistemato il simulacro della Madonna di Fatima tutta ornata di fiori e meta delle processioni dei segariesi. Con Tiziana visiteremo anche la grande fattoria della sorella e del cognato; l'allegria di Rita, Carmine, Pasquale dei cani Cucciolo e Nerone, son cose d'amore che il cuore non potrà scordare.

 

Mercoledì mattina, il mercato nella via Dante naturalmente; i banchi sono pochi, ma ben forniti: due del pesce, uno di abiti, uno di scarpe, uno di artigianato, sotto un arco cassette di ortaggi, pomodori e cipolle di produzione locale, vendute da una donna che pesa con la bilancia a un braccio, di fronte ai banchi il venditore di lumache in bella mostra nella cassetta di legno.

Il rapporto tra venditore e cliente è molto curato, non c'è fretta da parte sua di affibbiare il prodotto a tutti i costi; il cliente deve essere contento e le proposte di scelta e qualità della merce sono esaltate con un linguaggio elegante.

Mi piace acquistare qui e a Sara che compra un paio di pantaloni neri il venditore dice prima di allontanarsi "Speriamo che sarai contenta della tua scelta".

Vicino al mercato, i nostri panini preferiti fin dal primo giorno nel negozio di Antonella, le cosiddette "tartarughe" sempre ripiene delle cose più buone… e quante puntate al tabacchino per le cartoline da spedire!

Per le notizie sugli avvenimenti principali, niente paura: qui tutto si sa attraverso il BANDO diffuso per tutto il paese da un sistema di altoparlanti; una donna richiama l'attenzione sui fatti quotidiani, la discussione porta a porta, naturalmente in sardo. (il ruolo e l'importanza della voce nella comunicazione sociale!…)

Altri ritmi di vita, cose antiche così toccanti, cambiare ritmi e desideri, allora avrei voluto restare qui ad ascoltare all'infinito i rintocchi delle campane passeggiando con lei, Lulù, al mio fianco, raccogliendo erbe profumate. La mia metamorfosi stava già iniziando, albero con le radici piantate su questa terra, palpito di rose, petali di fiore, alito di vento, battito d'ali.

Profumi… la guardo negli occhi silenziosi, Lulù mi stava insegnando l'amore, il rispetto per tutte le creature del Creato, siamo terra.

Sotto il pergolato, pranziamo ogni giorno noi quattro: Giovanni, Sara, Nadia ed io; e vicina ma molto discreta la canina Lulù, Nadia la colma di coccole, sembra che tra loro ci sia un dialogo, Sara più di rado, ma anche lei conquistata dalla gentilezza di lei, così paziente, dagli occhi dolcissimi, parlanti che di tanto in tanto mi si avvicina….

Sino al davanzale della finestra della stanza dove dormiamo, arrivano le foglie della pianta del cedro accanto al quale c'è un albero di pero.

Queste geometrie di pampini, questi filari che ci proteggono dal sole, creandoci ombra, questo contatto all'aria aperta, sentendoci parte del Creato tutto, io con le radici su questa terra come gli alberi, come un albero, provando gioia per queste metamorfosi, avvicinandomi senza aver paura per la prima volta nella mia vita a Lulù. É nel segreto del cuore che avvengono le più straordinarie alchimie ed anche il rispetto e l'amore per Lulù che non chiede mai, che fa compagnia, che ti guarda con i suoi occhini belli, lucenti come quelli di un bimbo, che si sdraia per terra tendendoti la zampetta...... che cosa mi stava succedendo?

 

Giovedì, giornata già programmata da Firenze.

La responsabile dell'Ufficio stampa dei Fratelli Alinari con sede centrale in Largo Alinari a Firenze, la d.ssa Rosa Manno, nel ricevere il mio articolo pubblicato sul settimanale "Toscana Oggi" riguardante l'Italia d'Argento si era intrattenuta a parlare di questi favolosi 150 anni Alinari, ricchi di tante iniziative e, tracciando un panorama delle esposizioni sul territorio nazionale, si era soffermata sulla mostra a Roma e su "viaggio in Sardegna", fotografie tra l'800 e il'900 delle collezioni Alinari con inaugurazione il 24 Luglio 2003 nella vetreria in via Italia a Pirri, Cagliari.

 

Anche Giovanni ne era rimasto entusiasta e con grande curiosità tutti e quattro ci eravamo diretti in auto verso Cagliari, ripercorrendo la ormai nota, per la sua piacevole percorribilità, S.S. 131 per 42 chilometri.

Da Segariu a Furtei, paese conosciuto prima per i murales, pieni di colori, per il caseificio, per la miniera d'oro sfruttata dagli australiani. "Perché questo nome?" "I pastori durante la transumanza si spostavano e talvolta venivano assaliti e derubati; quindi "Furto – Furtei"!

Ai margini del nastro di asfalto, incontriamo qualche venditore di cocomeri, melanzane, pomodori… campi ora verdeggianti, ora di un giallo intenso dopo la raccolta del grano, stoppie ed ancora stoppie; non mancano, olivi dalla chioma raccolta e viti che vegetano bene insieme; talvolta ai margini della strada, terra bruciata. Allontanandoci dai paesi verso il capoluogo, quelle che colpiscono sono le grandiose insegne d'ingrosso dei negozi di abbigliamento per ogni età e gusto; Andiamo nella zona industriale perché Giovanni deve cercare un ferro per il trattore e poi ci dirigiamo verso Pirri dove posteggiamo l'auto vicino ad una scuola materna e chiediamo informazioni sulla vetreria. Ci mandano verso la fabbrica dove lavorano maestri (ci tengono a precisare) del vetro piatto (per quello soffiato tanto di cappello ai maestri vetrai di Venezia).

Colgo l'occasione per acquistare una piccola lastra di vetro per i lavori di pittura al centro d'Aggregazione sociale di Segariu.

Un po' più avanti scopriamo la Vetreria sede espositiva: un luogo veramente unico.

All'entrata, profumi di una intensità mai conosciuta prima, profumi che esalano naturali dal tappeto di fiori, di mirto, di timo, di menta selvatica…. mi ci trovo immersa letteralmente dai piedi alla testa.

Le ali dell'edificio si allargano a rettangolo ed è di fronte ai "profumi" la mostra fotografica che ci racconta della Sardegna, attraverso 187 scatti in bianco e nero divisi in sei sezioni tematiche :

- Alla scoperta della Sardegna

- Il paesaggio abitato

- Le opere e i giorni

- Celebrazioni

- Caccia e caccia grossa

- Il territorio trasformato.

Durante la conferenza stampa apprendiamo che questi spazi della Vetreria di Pirri vengono inaugurati ufficialmente oggi; l'Assessore alla Cultura del Comune di Cagliari, Giorgio Pellegrino, sottolinea il fascino di immagini scattate da Vittorio Alinari e dagli altri fotografi, come il francese Edouard Delessert che ripropongono "L'aura primitiva", ancora intatta nei paesaggi diversi, l'anima di pietra antica delle innumerevoli sopravvivenze archeologiche, il respiro possente degli orizzonti marini, i tipi umani, i costumi.

E' presente anche la d.ssa Rosa Manno, e sono presenti molte personalità, dall'avv. Antonello Arnu, presidente della Fondazione Banco di Sardegna, al professore Luciano Marrocu.

I costumi ed i balli sardi ci lasciano incantati, per la ricchezza dei ricami e dei monili, gli scialli, i colori i ritmi dei passi di danza così coinvolgenti.

 

La degustazione dei prodotti sardi, uno più buono dell'altro: e che dire della bellezza delle composizioni di dolci di marzapane? Colorati, belli da vedersi e buonissimi da gustare.

In macchina al ritorno a Segariu, ad aspettarci fedelissima dietro il grande portone, Lulù ha gli occhi pieni di felicità e ci segue scodinzolando perché ora non è più sola.

Buona notte, dolcissima Lulù

 

Venerdì l'incontro col Sindaco, prof. Bruno Silenu (ex alunno del maestro Giovanni) che ci informa circa le principali attività produttive del paese:

         le due cave di calcare che forniscono materiale per la costruzione edilizia e per la realizzazione

di strade

-         la lavorazione delle pietre anche da parte di un gruppo di artisti di Segariu

-         la produzione delle eccellenti tegole richiestissime in tutta la Sardegna

e aggiunge: "lo sa che qui opera l'unico restauratore di organi della Sardegna?"

Il maestro Simbula gli ricorda la sua idea di realizzare una casa-museo dove poter ammirare gli antichi attrezzi agricoli.

Ci lasciamo con l'auspicio di rincontrarci alla festa più importante che qui si realizza:

la sagra delle tegole dal 31 Luglio al 3 Agosto.

 

Come mi sto affezionando a questo paese… così a misura di uomo con le sue grandi case dall'ampia e bella corte, dalle tegole palpitanti di vita nella cui scanalature crescono erbe grasse, rossicce e piccoline, mentre sui muri in "ladiri" (mattoni crudi) cresce un'altra erba grassa di piccole dimensioni chiamata "cappeddu 'e muru" (lett. = cappello di muro) per via della forma della stessa foglia e conosciuta anche come ombelico di Venere. Entrambe sono piante endemiche.

 

Sabato, al mercato nel vicino paese di Sanluri: frutta, verdura, ortaggi di qualità, colorati e profumati i banchi, gentilissimi i venditori; da quelli dei salumi e formaggi apprendiamo la ricetta dei tagliolini in ricotta e limone, ne gusteremo per ben due volte. Banchi di abiti, di scarpe, di cose per la casa, utensili, biancheria… quante cose belle troviamo da indossare, che portiamo per ricordo, per mangiare, anche un melone particolarmente buono, dolce, dolce.

Si vendono formaggi di ogni varietà e stagionatura, ricotta, lumache.

Colore, calore, dolcezza ed asprezza di Sardegna, terra nobile e fiera, combattiva, giammai passiva. Eroi di tutti i giorni. Che cosa mi stava succedendo?

 

Domenica: la parrocchia di San Giorgio è ben visibile da tutti i Segariesi posta come è in alto sulla via della Chiesa. Due gli alti lampioni in ferro a tre braccia che ha di fronte ed un bel campanile accanto da cui suonano quelle campane che scandiscono i ritmi delle varie azioni.

Dentro, la parrocchiale è tutta bianca con dei bellissimi giochi architettonici d'archi sul soffitto sopra l'altare maggiore, che dietro, riserba la sorpresa di un bellissimo coro ligneo. I lampadari a gocce di cristallo sontuosi, l'organo un vero gioiello. Sulla destra vi è la cappella di N. S. delle Grazie: un grande retablo in legno mi colpisce per la sua originalità con tre nicchie contenenti le statue della Madonna delle Grazie, di Sant'Antonio abate e Sant'Isidoro.

Il parroco, don Raimondo Meloni e il diacono Antonio celebrano la Santa Messa molto partecipata.

I fedeli vi giungono indossando le migliori vesti, curando la persona in segno di rispetto per il luogo sacro, rendendo omaggio al Signore per i molti doni elargitici ogni giorno, San Giorgio a cavallo mentre uccide il drago è raffigurato sia in pittura che in scultura con una maestria degna di nota.

Sempre nella parrocchiale di San Giorgio, il per me fortunatissimo incontro, (non avrei potuto chiedere di più) con Alessandro Frau e Maria Laura Mocci, ambedue partecipanti della corale di Segariu; il primo suona l'organo (saprò poi che si è diplomato al Conservatorio di Cagliari in pianoforte, didattica della musica e musica elettronica) la signorina che suona la chitarra si rivelerà di lì a poco eccezionalissima; il suo amore per la Sardegna è profondo, prorompente come acqua fresca di sorgiva che ti bagna, rendendo fertile il cuore, provocando (c'erano già i presupposti) in me un innamoramento indissolubile, sì, un amore che mi avrebbe tenuta attaccata a questa terra con un desiderio profondo di riapprodo

Il vicinato dove abita Maria Laura, lo conosco, avendo avuto l'opportunità di conoscere ed apprezzare la gentilezza e l'ospitalità del signor Paolo Ardau che gestisce un bar dove avevamo gustato ottime pizze.

Proprio vicino a questo bar, oltre il grande arco e il portone, la corte di Maria Laura è, a differenza delle altre fin qui viste, a "impedrau" [2] (acciottolato); di lato il segno del passaggio delle ruote del carro del papà di Laura. Infinità di erbe aromatiche qui crescono ed, accarezzandone le foglie con le mani, lei me ne porge il profumo, come nel rito di una vestale e conosco così anche il nome in sardo di queste erbe Abulèu, erba palustre con delle inflorescenze color lilla ed un intenso odore simile alla maggiorana Folla de Santa Maria, erba selvatica che cresce endemica nella campagne sarde dall'odore gradevole ed estremamente delicato simile alla menta (Tanacetum Balsamita).

Essenze che vivo attraverso tutti i sensi, mentre Sara e Nadia giocano con "Celsy", la canina nera nera e due gattini: Gigi e Cirillo

E quando ci sediamo nel salottino dove c'è un simpatico peluche a forma di cane che le ricorda Patata il cane molto anziano purtroppo scomparso e una bambola dai capelli a riccioli, che Maria Laura mi introduce ai segreti delle Launeddas, attraverso un prezioso volume (delle edizioni 3 T –Cagliari 1976 ) di Giovanni Dore: Gli strumenti della musica popolare della Sardegna.

"Launeddas", strumento a fiato continuo costituito da tre canne di diversa lunghezza ad ancia battente.

La prova dell'esistenza della Launeddas risale alla notte dei tempi; infatti è stato ritrovato a Ittiri un bronzetto nuragico itifallico del secolo settimo avanti Cristo che raffigura un musicante che soffia dentro uno strumento a fiato tenuto con entrambe le mani.(reperto che si può osservare al Museo archeologico di Cagliari)

Perché "su cabitzinu" suoni bene, deve essere introdotto sufficientemente nella bocca in modo tale che l'estremità dell'ancia non cada sotto le labbra, ma abbia possibilità di vibrare liberamente, dietro sollecitazione del fiato.

Mentre sfogliamo insieme questo illustratissimo volume di oltre trecento pagine, la mamma di Maria Laura ha messo una cassetta registrata con il suono delle Launeddas

"Non rendono fede allo strumento; speriamo tu possa ascoltarlo dal vivo prima di partire"

Il loro suono è profondamente intenso, corposo, arcano tanto da farti venire i brividi.

Nel congedarmi mi lascia in dono la cassetta e quel prezioso volume con una dedica che mi fa tanto piacere

Alla sola turista che abbia conosciuto che non si sia fermata al mare

Andare oltre è decisamente più interessante e gratificante

Con stima e simpatia. MARIA LAURA MOCCI  ( Luglio 2003)

La madre di Maria Laura, ci accenna dei passi ritmici di danze sarde, mi piace osservare quei due piedini andare avanti e indietro ancora indietro avanti, destra e sinistra e viene spontaneo esclamare " Sei bravissima "  "Dovevi vedermi ballare quando ero felice, giovane.

Anche il Martedì Maria Laura lo dedica a noi tre, preparandoci una quanto mai nutrita raccolta di volumi di "Sardegna da salvare"

Questi sono i coniglietti che potete vedere anche nel rimboschimento che ha fatto Giovanni, qui alle porte di Segariu.… alla spiaggia di Cagliari al Poetto c'era la sabbia bianca di cristalli di quarzo; ora, non si sa perché, l'hanno sostituita con sabbia grigia.

La Pampas sarda, le zone predesertiche sarde.

Lo sapete che Beppe Vigna, il disegnatore di Tex Willer è sardo? e che le sue ambientazioni sono riprese dalla sua terra natìa? E che il masso disegnato accanto a Tex è "SA PEDRA LIANA" di Gairo? I film di Terence Hill e Bud Spencer sono stati girati in Sardegna.[3]

Quest'isola in epoca remota era attaccata alla Francia e alla Spagna, tanto che in terra sarda troviamo le caratteristiche della meseta spagnola.

Sa Jara è un altopiano molto esteso dove vivono cavalli fossili, introdotti dai fenici; Sono rimasti molto piccoli e restano unici al mondo.

Sa genti Arrubia è il nome sardo dei fenicotteri rosa, la specie nidifica nello stagno di Molentargius tra le città di Cagliari e Quartu S. Elena.

La processione di Sant'Efisio a Cagliari è inserita nel Guinness dei primati poiché è la più lunga e colorata del mondo.

Come si andavano mescolando nel mio cuore, parole, immagini, profumi, tutto il creato e le sue creature, la storia dell'uomo mi sentivo allora anch'io fossile, dove ogni strato corrisponde ad una storia, una speranza anch'io, ma che cosa stava succedendo?

 

Segariu, paese degli amanti della musica, paese "musicalissimo" stava per riservarmi una nuova più che straordinaria unica sorpresa: la conoscenza del signor Giuseppe Palmas, maestro dell'arte organaria: l'unico eccellente costruttore e restauratore dell'organo a canne di tutta la Sardegna.

Sulla traduzione organaria quest'isola ha ben da dire la sua, avendo ospitato grandi maestri tra i quali lo stesso Giuseppe Lazzeri che, approdato nell'isola nel 1750 circa, non andrà più via.

La vita del nostro Giuseppe di Segariu sembra predestinata ad un percorso musicale che ha tutto il suo fascino. E' infatti nel Seminario che Pinuccio (diminuitivo con cui in paese è conosciuto) si affeziona agli strumenti musicali e fa parte come basso della corale

Fatti della vita privata che si intrecciano con quelli della storia. Nel vicino paese di Senorbì operava un francescano, Antonio Porqueddu, che viene mandato dai superiori a Napoli per un corso di aggiornamento, diremmo oggi, sull'arte della costruzione di organi a canne ed è a Napoli che il francescano acquista una delle opere più importanti che sia mai state redatte sull'arte organaria: il F. BÉDOS [4], scritto da un monaco benedettino francese. Ritornato da Napoli, il francescano si trova a vivere nel periodo in cui i Savoia stanno espropriando i beni della chiesa in base alla legge Siccardi; anche il monastero di S. Mauro di Cagliari deve essere soppresso e il Porqueddu vendette per 20 kg. di grano il F. BÉDOS a Giuseppe Piras con il quale il suddetto Palmas ha contatti di lavori per 25 anni.

Durante la vita spesso gli chiedevo se potevo almeno fare una fotocopia di quei volumi, ma lui non rispondeva mai.

Alla morte per lascito testamentario di Piras il prezioso materiale arrivò in eredità a Palmas. Il vecchio maestro organario aveva visto in lui l'erede degno di continuare la sua passione musicale e strumentale.

Con quanto amore Pinuccio mi sta mostrando i volumi, patrimonio di inestimabile valore didattico umano, fonte d'informazione che anche oggi egli mette a buon frutto.

Nel grande laboratorio dei Palmas (nella zona "Pala 'e is piras") e più precisamente in sardo "Baregus" dove attualmente lavora il figlio e, per la parte amministrativa, una figlia, (altre due figlie sono diplomate al Conservatorio rispettivamente in viola e oboe), si può ammirare nelle varie fasi di costruzione questo straordinario strumento che è un'orchestra intera.

Per costruirlo, più di mille i pezzi; materiali come legno di abete, zinco, piombo.

La validità di un organo è data dalla morbidezza del suono e dipende dall'equilibrio del passaggio dell'aria nel foro.

Giuseppe ha dedicato e dedica la sua vita alla musica, la musica continua a dare altrettanto a lui che ha fatto parte del coro del Teatro Lirico di Cagliari, venendo anche a Firenze a cantare alla "Pergola". "Una volta" – ricorda – " sono partito da Firenze il giorno prima dell'alluvione del 4 Novembre 1966 ": Dopo aver cantato alla Pergola, partivamo in corriera alla volta del teatro Donizetti a Bergamo, una vita di sacrificio anche se piena di soddisfazioni..

Il capolavoro strumentale a cui sta attualmente lavorando l'èquipe Palmas è grandioso: è l'organo per la Cattedrale intitolata a Santa Chiara a Iglesias.

Migliaia di pezzi lo compongono e le dimensiono di questo strumento sono eccezionali:

altezza sei metri, larghezza quattro metri e dodici cm, profondità un metro e quaranta cm., e un totale di 1363 canne.

Una volta costruiti, gli organi hanno bisogno di una manutenzione sia ordinaria che straordinaria, vanno accordati almeno ogni tre o quattro anni.

 

Segariu per piccina che tu sia, 1358 sono infatti le anime viventi del paese, sei perla di bellezza e purezza d'inestimabile valore.

Una foto con Nadia vicina all'imponente organo, uno sguardo agli altri che stanno restaurando e che risuoneranno nei secoli dei secoli…. da Segariu a tutti gli uomini di buona volontà

 

Insieme al maestro Giovanni Simbula, programmiamo questa volta con il consenso di Sara e Nadia una visita molto attesa da loro che si rivelerà davvero interessante alla Sardegna in miniatura.

In questo paesaggio di terra color oro intenso di stoppie, mi ritornano in mente i lucenti occhi di Lulù che avrei desiderato venisse con noi. Lo stare insieme è sempre fonte di arricchimento.

Attraversiamo paesi tutti agghindati a festa per le sagre che in questi mesi estivi qui si svolgono e addirittura dove si trovano le giostre.

Alla biglietteria della sardegna in miniatura  la simpatica signora ci consiglia di seguire il tragitto ascoltando attentamente stazione dopo stazione le varie registrazioni esplicative.

Sara e Nadia, questa volta davvero interessate seguono diligentemente il percorso per questo "viaggio" in Sardegna ricco di stimoli, sia sotto il profilo naturalistico, sia storico, architettonico e geografico, così scopriamo

il teatro di NORA,

lo stadio S. Elia,

il quartiere di Monreale,

la chiesa di N. S. di Bonaria,

le miniere di Iglesias,

il castello Villasanta di Sanluri, (che avevamo visto dal vero e in cui è visibile il museo del Risorgimento)

"Su Nuraxi" di Barumini,

l'altopiano de "Sa Jara".

Lungo il percorso c'è persino "in scatola trasparente" un gruppo folk di ballerini che, azionando il bottone, compie davanti ai nostri divertiti occhi una danza sarda molto ritmata, e ancora abbiamo la possibilità di ammirare il duomo di Nuoro, un vero capolavoro architettonico la torre aragonese, la roccia del fungo, la casa e la tomba di Garibaldi, la roccia dell'elefante, il dolmen "S'Accoveccada", il castello Malaspina di Bosa, il duomo di Sassari - quasi cinquanta le stazioni qui riprodotte.

Ci sediamo per un piccolo ristoro al bar per poi dirigerci verso l'area pic-nic - parco giochi dove scopriamo la ricostruzione di un villaggio nuragico di 3000 anni addietro con tre tipologie di costruzioni, abitazione civile, un luogo dove si svolgeva la vita politica sociale, un tempio religioso, "abitato" da manichini di grandezza naturale che svolgono antichi mestieri: (il vasaio impasta terra ed acqua per il vasellame di uso sacro e quotidiano) v'è chi lavora i metalli per farne armi, le donne stanno macinando il grano per farne il pane, tutto accompagnato dalla voce recitante del capo del villaggio.

Una scena davvero coinvolgente, tanto che mi piace riascoltarla nella capanna adibita al culto in cui si vanno accendendo le luci (ad indicazione delle cose narrate)

Ritornate all'entrata, acquistiamo i biglietti per un giro in barca tutto intorno a questa meraviglia di isola abitata da un popolo fiero e nobile.

Ci coglie la curiosità di saperne di più ed è ancora la signora della biglietteria a presentarci il marito, ideatore di ogni cosa. Il signor Pierangelo Cadoni traccia un quadro geografico e storico della zona, che a dire il vero mi era apparsa isolata e invece…. ci troviamo nel paese di Tuili, tra la maestosa fortezza nuragica "Su Nuraxi" di Barumini, la prima reggia riportata alla luce, poiché era completamente interrata sotto una collina, l'esempio più importante, per dimensioni, di civiltà nuragica in Sardegna e dichiarato dall'Unesco patrimonio dell'umanità, e "Sa Jara" con le sue meraviglie naturali, boschi. di leccio, roverelle e sughera dove vivono i cavallini fossili, unici al mondo, giunti nell'isola grazie ai Fenici.

Di fronte a noi si erge il castello giudicale di Eleonora d'Arborea dell'XI secolo, posizionato in cima ad una collina mammellare, dalla quale tutta la regione prende nome, la MARMILLA.

Sulla data di nascita della Sardegna in miniatura apprendiamo, sempre dal sig. Cadoni, che venne inaugurata nell'Agosto 1999, su un terreno della superficie di circa cinque ettari, apertura preceduta da tre anni di lavoro miranti a documentare attraverso foto e rilievi le bellezze e le particolarità dell'isola in modo tale da permetterne una riproduzione in scala ridotta fedele e precisa da parte di maestri artigiani di Rimini con resine sintetiche resistenti agli agenti atmosferici.

Sardegna in miniatura inoltre non è rimasta statica, ampliandosi ogni anno, tanto che nel 2003 si è aggiunto un interessante percorso botanico che avevamo piacevolmente fatto, coadiuvate questa volta dall'esperienza ormai nota in botanica del maestro Simbula.

"Sul numero dei visitatori?" "Il nostro pubblico sono le famiglie, soprattutto con una presenza di 75.000 visitatori (poca cosa se si tiene conto delle cifre dei villeggianti che affollano le spiagge della Sardegna, anche dieci milioni e sono certamente in crescita); a dire il vero c'era stato un tentativo di interessare questa fascia di turisti facendo arrivare sulla costa un pullman che conducesse a visitare le località Barumini, Sa Jara e "Sardegna in miniatura", tentativo per altro fallito…

Questa realizzazione della Sardegna in miniatura è insieme all'Italia in miniatura di Rimini il solo parco di questo genere della nostra Penisola ed ambedue fanno parte del Consorzio internazionale IAMP (International Association of Miniature Park) costituita da sedici strutture simili (14 in Europa, uno in America, uno in Turchia).

I membri dei vari parchi si incontrano annualmente per un dialogo e confronto per fare il punto della situazione. Fra le tante curiosità, le mille e trecento ore di lavoro necessarie per realizzare la splendida cattedrale di S. Nicola a Sassari.

Il parco che si sviluppa su trentamila metri quadri è dotato di impianti e servizi, parcheggio, ristorante con cucina tipica con uno Snack bar con verande panoramiche, ampie sale di proiezione e supporti didattici in area pic-nic con sala giochi per i bimbi.... una tentazione da non perdere.

 

Eventi straordinari accadevano e dovevano ancora accadere…

Che meraviglia di giorni avevamo e stavamo per trascorrere a Segariu,

pace, donata al cuore,

ali ai pensieri a sensazioni, emozioni… che tutte queste mie parole non potranno mai trasmettere a voi lettori con cui mi scuso.

Le mie parole prive di quel prezioso color oro dei campi di stoppie in estate, dei profumi delle erbe di mirto, di timo, di menta, della imponenza delle file di fichi d'india sul punto di maturare…

..dei silenzi dei lucenti occhi di Lulù. Avevo sempre affermato che la "paura per i cani era per me qualcosa di istintivo verso cui non potevo fare nulla", invece, anche per la paura, la cura c'era; me l'aveva fatta scoprire Lulù; lei infatti sembrava avermi capito, si avvicinava, discreta, sedendosi, a fianco della mia sedia, senza chiedere di più, attendendo quel gesto di accarezzarla sul dorso che sarebbe sorto in me spontaneo e prorompente, il suo rispetto, l'amore di Lulù era stato la cura delle mie paure; avevo così vissuto a Segariu il tempo delle geometrie dei pampini, la scoperta di nidi di uccellini dove stavano per schiudersi le uova amorevolmente curate… anzi un uccellino l'avevamo visto nascere e con quanto amore la madre, lo approvvigionava di cibo… anche quei nidi come erano opera splendida di ingegneria… e le campane? Quel suono sospeso tra cielo e terra, fra terra e cielo che aveva trasformato in battito di cuore, in libertà di pensiero ogni mio affanno, ogni corsa.

Segariu va trasformandosi, abbellendosi, colorandosi di festoni ora a strisce, ora a filari di triangoli gialli, celesti, viola, verdi, rossi, ....ritmo di colori che si ripetono.

Ogni persona e tutti insieme i segariesi mettono a disposizione generosamente i loro talenti per rendere la festa che verrà più bella, più calorosa, più assolutamente eccezionale.

Da tutta la Sardegna venivano ad approvvigionarsi di tegole a Segariu, tegole fatte dai tebajus (che nella lingua sarda vuol dire "costruttori di tegole") e c'era anche chi faceva l'opera del carraiolo (carretoneri): provvisto di carretto e di cavallo, andava a venderle di paese in città… e quelle tegole erano richiestissime e sono ancora assai ricercate soprattutto in Costa Smeralda (c'è chi è disposto a pagarle a peso d'oro, perché fatte una per una a mano con terra argillosa e paglia fine).

Storie che sembrano favole, racconti di altri tempi, ma che hanno costituito e ci auguriamo anche possano continuare a costituire una struttura portante dell'economia di Segariu continuando a renderlo paese prospero, accogliente, desiderabile.

Nel campo sportivo, accanto all'ampio e ben tenuto ristorante "Le Rocce Bianche" in cui avevamo avuta l'opportunità di cenare, gustando pizza e pesce, gli stand a pagoda bianchi accolgono meraviglie dell'artigianato locale, dalla pietra scolpita e lavorata della zona, alle famose tegole, allo stand dell'arte organaria del maestro Palmas, alle miniature realizzate in canna, alle foto scattate con tanta perizia, all'intaglio su legno, ai ricami, al pane cotto a legna.

I costumi tradizionali di Segariu sono di una bellezza che riesce ad accomunare semplicità e finezza di particolari; così è elegantissima la gonna [5] lunga rosso-blu cupo con lavori dorati, il corpetto, la camicetta bianca con una fine lavorazione ai polsi che ben si meritano l'aggettivo di meravigliosissimi e che dire dell'ampio scialle nero, tutto riccamente ricamato a fiori…. ma su questo ritornerò dopo perché è scoccata l'ora del Convegno Argilla e pietre che inaugura ufficialmente la sagra e vede la partecipazione di tutta Segariu (sindaco compreso) anzi è lui il regista encomiabile di tutto l'apparato e puntualmente ne verificherà le varie fasi con la discrezione di chi ha saputo tutto mettere in moto, ma che ora sta dando piena fiducia a coloro che in prima persona interpretano le parti in una festa che vive come una forte prova di identità: noi siamo segariesi, ma anche cittadini del mondo, siamo capaci di fare questo e di metterlo a disposizione per migliorare le condizioni del vivere, di stare insieme; le nuove città fatte di abitazioni a misura di uomo per l'uomo......

 

Il Convegno Tebajus, argilla e pietra forma e materia fra tradizione e invenzione vede, grazie anche al coordinamento dell'architetto Ignazio Garau, la partecipazione dell'ing.Marco Muscas presidente della Associazione nazionale Città della terra cruda, arch. Gianfranco Conti e Nicola Lisco, arch. Gaia Bollini dottoressa presso il dipartimento dirigenziale di  Udine, sig. Mariano Carta, artigiano e produttore di manufatti arch.- dott. Fausto Pani, geologo, sig. Giovanni Massa della segreteria regionale CISL (responsabile attività produttive) arch. P. Scarpellini, Soprintendente nazionale pei Beni e le Attività Culturali.

Quello che si avverte anche attraverso il confronto con altre realtà, da Udine all'Abruzzo è che tutto è testimonianza di una tradizione che, portata avanti dagli anziani, sta per passare ai giovani che sentono profondo il desiderio di riprendere questa antica arte e di portarla verso nuovi orizzonti, prova ne sia la nascita della Cooperativa dei tebajus, la cui attività dovrà ampliarsi a Settembre 2003, con la messa a punto di un nuovo polo produttivo.

Il prolungarsi del convegno mi mette le ali ai piedi per non porre nemmeno un minuto di ritardo al concerto che si terrà proprio di fronte alla chiesa di Sant'Antonio da Padova, chiesa di cui non ho ancora parlato, ma che è punto di riferimento per tutti i segariesi che da sempre nutrono una devozione profonda per questo santo di cui viene celebrata la grande festa il 13 Giugno e poi a Settembre. La chiesa, circondata da roseti in fiore l'avevo avvicinata più volte trovandola sempre chiusa, ma in questa occasione ecco che apre le sue porte per farsi ammirare anche all'interno. All'entrata una botola coperta, attraverso cui si accede alla fonte delle terme, è bellissima. In alto la statua del Sant'Antonio, il santo più amato dai Segariesi.

Dall'interno mi riporto davanti al colonnato ove fervono gli ultimi preparativi per il concerto. Uno dei componenti del gruppo cameristico "ArteEnsemble" avevo già avuto il piacere di conoscere: è infatti Alessandro Frau, gli altri li conoscerò di lì a poco. La viola è suonata da Fabrizio Porcedda, il violoncello da Valentina Urban, i violini da Cristina Cadeddu, Daniela Sanna, Marta Grecu, il flauto da Aldo Scanu ed il clavicembalo proprio da Alessandro Frau.

Oltre la bellezza armoniosa delle opere di Vivaldi, G. P. Telemann. J. S. Bach. e J. Pachelbel, una breve presentazione dell'autore e delle opere ci avvicina ancora di più all'ascolto, a gustare queste splendide armonie di note che si librano nell'aria in uno scenario indimenticabile per poesia, per ricchezza storico-votiva del luogo. Saprò anche che il gruppo cameristico ArteEnsemble è composto da giovani diplomati e diplomandi al Conservatorio di Musica "G. P. da Palestrina" di Cagliari e che si è creato al fine di promuovere e valorizzare i giovani musicisti sardi e con l'intento di svolgere un ruolo attivo nella promozione e nella diffusione della musica in Sardegna. Le collaborazioni del gruppo si allargano alla corale polifonica Nostra Signora delle Grazie di Sanluri, con il coro polifonico "Città di Sanluri", con il coro della parrocchia San Sebastiano Martire di Arbus. I componenti collaborano con vari ensembles, tra cui le orchestre sinfoniche e da camera del Conservatorio, l'Orchestra internazionale sarda, l' Orchestra N. Paganini di Genova, l'Orchestra città di Saluzzo, della Cooperativa teatro e/o musica di Sassari.

Quante emozioni sulla via del ritorno... ancora libertà di pensiero per arrivare al grande portone dove ormai lo sappiamo, c'è Lulù dagli occhi belli che, dopo le feste dimostrateci per il nostro arrivo, si addormenta sulla soglia della dimora di Giovanni..

Attraverso il BANDO sappiamo che nella parrocchiale di San Giorgio è allestita la mostra degli oggetti sacri e che alle ore diciotto ci sarà la presentazione della Storia di Segariu nel periodo feudale.

É Venerdì pomeriggio che posso ammirare la mostra di oggetti sacri, ostensori in argento e oro, altri oggetti del culto: tutte lavorazioni finissime. Non mancano antichi volumi fra cui una copia della Bibbia stampata a Venezia, paramenti sacri ricamati, una statua della Vergine di particolare bellezza nel volto. La Madonna indossa una veste ricamata con manto di pizzo bianco su fondo azzurro; in braccio tiene amorevolmente il Bambinello ed ambedue portano in testa la corona in argento, segno della regalità.

Al Centro di aggregazione in via Dante visito la mostra di documenti storici ed ascolto affascinata la Storia di Segariu attraverso le parole del prof. Carboni.

La laboriosità dei segariesi … la maggiore età era a 25 anni, le regole a cui dovevano sottostare le vedove degli artigiani, le quali potevano vendere i prodotti per un anno e un giorno; le donne non potevano fare le artigiane (escluse per la loro gracilità)

Vengono presentate le contribuzioni che il popolo doveva al Feudatario, spesso spagnolo, tante parole che da questa lingua hanno emigrato in sardo di ritorno.

Agli stands ho il piacere di approfondire la conoscenza con Aristide il fotografo che scoprirò del 1953. E' lui a presentarmi una antica foto della chiesetta di Sant'Antonio quando c'erano gli eucaliptus.

Con lui parliamo delle navi e dei voli che congiungono la Sardegna al continente. (già, dimenticavo, tutti quelli che non abitano nell'isola sono chiamati dai sardi continentali").

La piacevole chiacchierata con Luigi, soprannominato "l'ingegnere" che ha costruito in miniatura parti di Segariu tutte con canne "Non è che io faccio il disegno, l'opera viene da sola, a lavorare sono le mani".

Luigi che ha fatto il muratore fino a 75 anni ora da tre si dedica a fare costruzioni in miniatura, "Come è nato questo desiderio?" "Era il tempo in cui stavano riparando la chiesa di Sant'Antonio e non potendo portare il Santo a San Giorgio…io che non riuscivo a dormire per tutta la notte, sono andato al fiume mentre sentivo una voce tre tre tre che mi indicava di raccogliere le canne di tre anni. Le ho raccolte e fatto tutta la chiesetta di Sant'Antonio che ho portato alla cattedrale, poi ho fatto anche San Giorgio, la Casa del pastore, la stalla, il forno.

Il primo lavoro fatto lo donai per voto alla parrocchiale di San Giorgio e quello splendido modellino è oggi esposto insieme agli arredi sacri nella stessa San Giorgio.

La produzione di Luigi è perfetta e naturalmente le coperture sono fatte con le tegole che realizza sempre con canne e poi dipinge. "L'ingegnere" costruisce anche sedie, da quelle di reali dimensioni alle piccolissime supermini. Costruisce carretti, dipinge sassi e ha realizzato una nicchia per la statua della Madonna in pietra ed una fontanina che porta in alto la decorazione di una tartarughina.

La moglie di Luigi, Dina è un personaggio delizioso, tutta dedita all'ordine, tiene come una chicca la chiesa parrocchiale ed è ottima cuoca perché sa preparare gustosi piatti sardi, fa ancora a casa la fregola, i malloreddus delizie che gusteremo alla cena tipica della festa dei tebajus.

Conosco sempre agli stands Maria Paola Cirina le cui mani d'oro sono in grado di realizzare ogni più bel merletto e ricamo, i tre pezzi bianchi da comò e comodino mi piacciono da impazzire e così i cappelli originalissimi, tutti traforati.

Mi informano intanto che sono arrivate le tegole dipinte; mi precipito al capannone, ma ne sono rimaste poche. Riesco ad acquistarne tre: due con i miei fiori preferiti, le calle, l'altra con anemoni rosa che piacciono tanto a Sara e Nadia, come avrei desiderato anche quelle più grandi con gli Iris, il fiore di Firenze o quello con disegni naif che spero in futuro di poter ritrovare.

 

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ETICHETTA    DELLA  TEGOLA

 

"SA CAMBARADA" è il nome del nostro gruppo.

Da tre anni svolgiamo attività manuali e teatrali

nei locali del centro di aggregazione sociale di Segariu

 

Questo oggetto, rivisitato secondo la nostra fantasia con la tecnica

del decoupage è un pezzetto del nostro paese: infatti la tegola

è uno dei prodotti tipici di Segariu.

Il ricavato della vendita dei nostri lavori

sarà utilizzato per promuovere altre iniziative del nostro gruppo.

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Sabato mattina la visita al paese di ORTACESUS dove esiste un grande allevamento di struzzi…

 

"Quante foto scattate allegramente da Sara e Nadia!" Al ritorno la sosta al terreno dove il maestro Simbula ha fatto il rimboschimento; ne percorriamo un tratto ammirando gli alberi di pino e i lecci ancora piccoli. L'ampiezza dell'area è di dieci ettari e, dato il caldo, ritorniamo in paese dove fedelissima alla porta c'è ad attenderci Lulù che ci dimostra tutta la sua felicità per il nostro ritorno.

Che gioia anche per noi!

Nel pomeriggio abbiamo la splendida opportunità di seguire tutte le varie fasi della lavorazione delle tegole.

Terra Aria Acqua Fuoco gli elementi primordiali che uniti e messi in atto dagli uomini porteranno alla realizzazione di questo manufatto così prezioso perché adatto a ricoprire le nostre dimore, a creare il tetto che ci proteggerà dagli agenti atmosferici.

In una apposita buca di costruzione antecedente (sa fogaia) viene messa terra argillosa unita a paglia finemente setacciata e acqua, preparato che è impastato con i piedi, seguendo una antica usanza.

La pasta che si ottiene è divisa in pezzi sufficienti a stenderli nel "sestu" (cornice trapezoidale di legno che dà misura alle tegole). Dal "sestu" con "sa seda [6]" sapienti mani dei tebajus pongono la tegola su una forma di legno (sa fromma), da cui la tegola poi è tolta per essere deposta sulla terra ad asciugare.

Con il sole di questo periodo, basta un giorno e mezzo!

La "poggiatura" delle tegole veniva fatta un tempo dalle donne e dai bambini, secondo una struttura economico-produttiva familiare dove ogni componente contribuisce fattivamente al reddito economico della famiglia.

Se pioveva, c'erano delle capanne[7] a forma di tenda, dentro cui le tegole dovevano prontamente essere portate; ancora oggi qui nell'area vicina al campo sportivo ne sono state costruite due con intelaiatura di canne e per l'intreccio sono state usate piante che crescono lungo il fiume e  saracchio o craccùri (nomi comune e locale dell'Ampelodesma) che cresce nelle zone più secche; il tetto spiovente fino a terra facilita lo scorrere delle acque piovane.

Ogni atto dell'uomo rimane fortemente legato alla terra, la vita delle creature e del creato che si avverte pulsare all'unisono… noi siamo terra, dalla terra, troviamo i frutti per il sostegno della nostra vita.

Mi piace guardare le mani dei tebajus lavorare la terra… "accarezzare" le tegole, mi assale una voglia matta di fare anch'io una tegola per risentire quel piacere del contatto con le materie prime, contatto così fondamentale per la buona riuscita del manufatto (tale rapporto doveva essere vivo anche nelle botteghe di artigiani fiorentini del '500 … il rapporto, il contatto con le materie che venivano preparate colori, colla, era a fondamento della cura e del risultato con cui si realizzavano gli oggetti). Antonio, un segariese emigrato a Torino, si lascia coinvolgere: da bambino si era trovato spesso ad aiutare papà e mamma a fare tegole ed ancora tegole. Ogni atto viene osservato e registrato dalla prof. Raffaella Musio, tutor ufficiale di questo corso di fabbricazione delle tegole al fine di redigere un resoconto pratico, una testimonianza.

Nel forno vengono caricate tutte le tegole, una per una, un lavoro accurato a cui fa seguito l'accensione eseguita dai "is coidoris" usando lunghi pali di legno tenuti bagnati per mezzo dei quali introducono velocemente le fascine del saracchio precedentemente preparate vicino forno che dovrà raggiungere la temperatura di 800-850 gradi circa.

Una grande animazione, la forza del fuoco poi, improvviso mi attrae al disopra di tutto, il suono delle launeddas, corposo, potente, intenso ad occupare tutto lo scenario; starei all'infinito ad ascoltare. Mi avvicino al suonatore attorno a cui si è formato un capannello di persone veramente interessate, poi avendo riposto lo strumento nella valigetta ecco che la riapre mostrandoci diverse tipologie di launeddas: su fiorassiu in si bemolle, su puntu 'e organu, sa fiudedda in fa diesis, tutti strumenti realizzati da lui seguendo un antico procedimento di accurata scelta e stagionatura della canna; saprò così che ogni suonatore di launeddas suona bene solo le sue launeddas perché le adatta alla propria bocca; tutta la tradizione musicale non è stata mai scritta ed è tramandata oralmente.

Sandro Frau che suona da ventotto anni riconosce di avere avuto la grande fortuna di vivere vicino di casa ad un maestro di launeddas che gli ha messo nel cuore la voglia di suonare questo strumento unico al mondo; con la moglie, inoltre Sandro ha in mente (bambina piccola permettendo) di scrivere un libro dove racconterà delle sue esperienze e svelerà molti dei segreti di questo strumento, anche sotto un profilo didattico, Sandro infatti fa il falegname e pure a costo di grandi sacrifici è riuscito ad organizzare dei corsi per stimolare i giovani a continuare la tradizione dei suonatori di launeddas nei vari paesi della Sardegna.

A noi si è unito intanto il cameraman Davide Massa, che si  rivela ricercatore di antiche arti e mestieri che sta documentando con reportages davvero unici, alla rarità e singolarità delle riprese (ha già realizzato le vari fasi della preparazione del pane) i commenti alcuni creati con gli stessi protagonisti dei lavori, persone uniche depositarie di un grande patrimonio che sta rischiando di disperdersi.

Che cosa mai mi stava succedendo ?

La sorpresa della cena con prodotti locali giunge graditissima per due €uro (offerta simbolica).

Ognuno può gustare sa fregula con sugo di pollo ed anatra, e is malloreddus con il ragù di salsiccia. Non manca un bel filare di salsiccia col finocchio arrostita, l'anatra, i pomodori, le zucchine e melanzane, tutti piatti prelibati preparati con cura da volontari e volontarie del paese.

Giovanni ed io gustiamo queste delizie pensando anche a Lulù cui porteremo dei panini.

I balli sardi completano la incantevolissima serata, passi ritmici, costumi stupendi: ho il piacere di conoscere (sinora li avevo solo sentiti, mentre facevano le prove nella scuola materna di fronte all'abitazione del maestro Giovanni) i componenti dell'Associazione folkloristica e culturale San Giorgio martire di Segariu.

Domenica, giornata specialissima per tutti quelli che sono nati nel 1953. La messa mattutina, molto partecipata, le foto in gruppo che spero mi spediranno, il gradito dono a tutte le donne di una profumatissima rosa rosso fuoco. La ricevo anch'io (sì, perché il destino volle che Carmelina Rotundo nascesse ad Orbetello il 24 Novembre di quell'anno). Dal pranzo vengo esclusa perché non avevo avuto la fortuna di nascere in Sardegna.

Pomeriggio, ancora al campo per assistere allo scaricamento del forno per poi dirigermi alla chiesetta di Sant'Antonio dove il Sindaco ha invitato a partecipare tutti gli emigranti, don Meloni e don Guido nato a Segariu che è stato missionario in Brasile coadiuvato dal diacono Antonio celebrano una Eucaristia veramente particolare riferendosi anche alla forte devozione del paese per Sant'Antonio.

Alla fine la sorpresa dell'invio del Sindaco al ristorante Le Rocce Bianche dove è lo stesso primo cittadino a rinnovare i saluti e ad esprimere tutta la sua grande gioia per questo incontro che vede il ritorno di tanti segariesi. Riferendosi alla festa dei Tebajus egli mette bene in risalto come questa proposta non abbia carattere nostalgico, ma si innesti sulla volontà di un nuovo respiro produttivo per lavorare un prodotto artigianale fatto a mano. La terra cruda e cotta non è segno di povertà e di marginalità, ma di riscoperta di nobile semplicità e ricchezza. Il professore Aristide Murru svolge una partecipatissima narrazione in sardo di eventi che hanno caratterizzato la sua vita.

Tutti insieme verso la tavola imbandita: olive, formaggi, buon pane, vino nero e bianco di Sardegna, la bionda birra Ichnusa, Malloreddus con ragù, spiedini con ogni varietà di carni, accompagnate da cipolle, zucchine, melanzane grigliate…. e un dolce di mattoni di marzapane [8] a formare i muri di una dolce casa sopra cui poggiano le tegole fatte questa volta di cioccolato e sopra il tetto accanto al camino il nido degli uccellini, capolavoro di alta pasticceria; il dolce è graditissimo a tutti, grandi e piccini.

E' ancora il prof. Bruno Silenu a regalare agli invitati di questo straordinario appuntamento una video-cassetta che spontaneamente dona anche a me!

Come sono felice di sentirmi "segariese" anch'io questa notte d'estate!

Musica sarda bellissima ci viene proposta dal noto ed apprezzato complesso "Cordas et Cannas" mentre ripercorro tutti gli stands per soffermarmi in piacevole conversazione, ora con il fotografo Aristide (autore della foto del gruppo dei cinquantenni), ora con "l'ingegnere" con la bravissima Franca Vinci maestra dell'intaglio su legno, con la ricamatrice Maria Paola Cirina, con chi ha fatto il pane, con le ragazze e i ragazzi in costume dell'Associazione San Giorgio Martire di Segariu, con il maestro dell'arte organaria… momenti così sono eterni, e cantano per il cuore una musica che non può chiamarsi solo terrena.

Lunedì si parte.

I miei saluti a Lulù che accarezzo questa volta con tristezza, e lei che mi guarda interrogativa felice di quei gesti… Chissà se mai più incontrerò la mia cara Lulù.

Lei mi ha insegnato il rispetto, curando le mie paure per i cani.

Dalla macchina non oso rivolgere lo sguardo indietro... riattraversiamo Furtei, Serrenti, Villagreca, Nuraminis, Monastir sino a Cagliari a cui dedichiamo due ore con una veloce visita al porto, alla stazione ferroviaria, al corso principale, alla statua di Carlo Felice. Giovanni ci informa che la S.S.131 è stata realizzata durante il regno di Piemonte e Sardegna, e che si chiama così in onore di chi la progettò: "Carlo Felice" appunto.

Le antiche mura, il bastione di San Remy, la Torre dell'Elefante, ventagli comprati a un negozietto, il Santuario di N. S. di Bonaria, l'approdo alla casa di Rachele ed Antonio Murru che (conosciuti anche loro all'ENAM di Fano) gentilissimi hanno preparato un pranzetto con i fiocchi dall'antipasto al dolce di cose prelibate.

Rachele ci fa gustare la specialità dei cruguxionis ed una carne morbida morbida, arricchita di sapore con cipolle e carote.

Ci raccontano di alberi fioriti di fiori tutti celesti a Maggio, della bellezza dei fenicotteri che quando si alzano in volo colorano il cielo di rosa.

L'orario incalza e abbracciandoci stretti stretti con l'auspicio di un nuovo incontro, Giovanni ci riporta all'aeroporto di Elmas, a cui eravamo approdati il 20 Luglio.

La realtà della partenza come ci appare dolorosa nel nostro cuore… questa terra di Sardegna, questa ICHNUSA a forma di piede, questa "orma di sandalo" (Sandalion) aveva lasciato qualcosa di prezioso, di grande, di profumato di profondo.

pensieri,

emozioni,

sensazioni nel silenzio dei nostri cuori.

A tutti voi, ad ognuno dei segariesi, a Lulù, grazie. Vi porteremo dovunque andremo sempre con noi, sperando di rincontrarci ancora per le strade della vita.

 

Con amore

Carmelina, Sara e Nadia.

 

 

 

 

lulu

      Lulu' Lulu'

          che occhi belli hai tu

          Lulu' Lulu'

          che paziente sei tu.

          Lulù, Lulù

          che brilli d'amore

          che mi hai insegnato il rispetto

          per tutte le creature

          che il cuore terrà

          come preziosissimo dono.

                                                                  CARMELINA   ROTUNDO

Agosto 2003

 

 

 Marginalia.

Questa Lulù  (di cui ignoro l'età) potrebbe definirsi con gli stessi versi di

una sua simile dell'aristocrazia milanese del'700 :

   Vergine cuccia delle Grazie alunna.  ( sono versi del Parini)

 

 

 

 Per l'esattezza dei nomi e dei riferimenti storici e geografici ringrazio gli impareggiabili, Pasquale Bonaria, Alessandro, Laura ed ancora per l'amicizia, Tiziana, Edvige, Ester, Paolo, tutti…….l'elenco sarebbe noioso ma i loro nomi restano in questo diario e soprattutto nel mio cuore. Per l'ospitalità, naturalmente, un grazie al maestro Giovanni Simbula, senza il suo invito niente…..sarebbe potuto accadere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

"Note" vuole giocare tra il significato delle note scritte e delle note musicali.

 

 

"NOTE " DI  SARDEGNA

 

                                         a cura di Carmelina Rotundo

 

 Là dove senti cantare e suonare, fermati

gli uomini malvagi non hanno canzoni ,ne' musica

( e un proverbio)

riportato nel volume di  Giovanni Dore ( " Gli strumenti della musica popolare della Sardegna"

edizione 3 T – Cagliari 1976

volume regalatomi   da Maria Laura Mocci   durante le mie splendide giornate a   Segariu    luglio Agosto 2003- La musica sia orale che strumentale educa infatti alla bontà, alla misura, all'ordine, all'amore

verso gli altri, al controllo di se stessi   all'umiltà alla perseveranza tutte componenti del vero

uomo sociale

Sempre dallo stesso volume

tecnica della costruzione di launeddas

La prima canna vieni chiamata TUMBU,la centrale MANCOSA o Mancosa  Manna

e la terza Mancosedda o destrina.

Tumbu e Mancosa sono legate con dello spago  impeciato, La Mancosedda è libera,

L'insieme di Tumbu e Mancosa nel  Sarrabus viene chiamato Sa croba ,Loba,

Il complesso delle tre canne forma Su Cunzertu  o unu giogu de  Launeddas che

viene conservato nello speciale astuccio cilindrico o di pelle che i

campidanesi chiamano stracasciu e nel Sarrabus cracasiu

 

  POESIA  DONATAMI  DA  TIZIANA  PERLAS

                                                                                       ( conosciuta a Segariu)

L' AMICIZIA  E' UN  FIORE CON  POCHI PETALI

PERO' SPLENDIDI

AMORE, ,,FIDUCIA,LEALTA', COMPLICITA' , CALORE .

MANDANE  UN MAZZOLINO  A  CHI TU VUOI BENE

IO LO MANDO A TE

 

Rachele Murgia e Antonio Murru  mi hanno regalato

dei  SUSPIRUS, parola magica  che richiama alla memoria tante emozioni

di cui ho trovato la ricetta che vi dono.  

Mandorle spellate e pestate  passate in casseruola insieme a zucchero,

indi foggiate a palline , infornate a calore leggero  e glassate con zucchero aromatizzato

al limone.

 

 

 

 

 

Altre ricette di Sardegna

MALLOREDDUS. Letteralmente "piccoli tori"                 

Minuscoli gnocchi  rigati di semola e zafferano, serviti asciutti con salsa di

pomodoro o sugo di carne e abbondantemente cosparsi di pecorino grattato.

 

LUMACHE  Le lumache prendono in Sardegna i nomi di " giocca minudda"

  "sizigorrus" tappadas".Le prime si fanno in bagnetto di acqua.

cipolla e pomodoro ; le seconde  si trifolano ; quelle del terzo tipo si possono riempire

di pane   prezzemolo, aglio,uovo e mandare in forno.le ultime vanno prima lessate,

indi mese in padella e rosolate  con olio, aglio,prezzemolo,pan grattato.

 

 

 

  Dal  libro   Novanta  &  più  di nonno Romolo.

 

 

La Domenica di un giovare toscano  di Firenze .

andare a cena con una  fiorentina a gustarsi la medesima fumando se stesso.

Il Venerdì sera di un giovane sardo che non fosse un sardegnolo,

andare a cena accanto ad una bionda sardina   e  gustarsela sott'olio.

 

 

In  Italia le ore sono di colore giallo  e quelle degli amanti sono azzurre,

Ho chiesto  come fossero in Sardegna, ma non  mi hanno risposto .

sono sarde e sorde.

 

 

 

I mesi dell'anno in sardo ricercati da Maria Laura:

1.      gennarxiu

2.      friaxiu

3.      mratzu

4.      abribi

5.      maju

6.      lamparas

7.      mesi 'e axrobas (traducibile in mese delle aie, ossia il mese nel quale nelle aie viene effettuata la trebbiatura del grano)

8.      austu

9.      cabudanni (capodanno riferito all'inizio dell'anno agrario e al rinnovo del contratto ai dipendenti, affittuari, ecc.)

10.  mesi 'e ladamini (traducibile in mese del letame poiché in questo mese venivano concimati i campi con lo stallatico)

11.  donniasantu

12.  mesi 'e idas (prob. legato alla suddivisione in idi e calende del calendario romano)

 

 

 

 

 

 

 

Diario di Carmelina



[1] Questo monumento, opera dello scultore Pinuccio Sciola, si ispira ad un bronzetto nuragico di 4000 anni fa, chiamato appunto "La madre dell'ucciso"

[2] Le tipiche case campidanesi sono caratterizzate da un grande portone ad arco, un cortile a "impedrau" (acciottolato) e più corti chiamate "lolle"

[3] I films western italiani (di Sergio Leone) furono girati tutti nell'oristanese e più precisamente a S. Salvatore di Sinis dove ancora oggi è funzionante un bar-saloon, costruito tutto in legno, per le riprese degli stessi films.

[4] F. BÉDOS DE CELLES, L'art du facteur d'orgue, 3 voll., Parigi, 1766-78 (ediz. in facs.: Kassel, 1934-36 e 1963) 

[5] La gonna dell'abito tradizionale di Segariu è caratterizzata da una parte liscia sul davanti, che veniva nascosta dal grembiule (lungo fino ai piedi) e dalla restante parte a pieghe fittissime e plissettate che avevano la funzione di aumentare il volume del bacino e metterlo in risalto. Per fare una gonna occorrevano ben sette metri di "imbodrau", tessuto a righe verticali rosse e blu, così chiamato perché veniva importato da Bordeaux

[6] Piccolo anello di spago che fatto scorrere lungo il perimetro del "sestu" consente di separare lo stesso dall'impasto  

[7] Le capanne (barràkas) erano tutte esposte verso sud, poiché da quella direzione non piove mai

[8] In Sardegna viene chiamato "Matza 'e mendula"