Carmelina
Rotundo – Diario di un viaggio in Sardegna
Che cosa sta succedendo ?
Sotto il cielo di Sardegna
sta nascendo amore
Carmelina
Su mesi 'e axrobas e de Austu
de s'annu 2003
In volo per un
volo
Stiamo giungendo sul volo meridiana
tra celeste di cielo su azzurro di mare in quest'isola del Mediterraneo, a noi geograficamente molto vicina, nello stesso parallelo della regione Lazio.
All'aeroporto di
Cagliari-Elmas, puntualissimo, troviamo ad attenderci Giovanni Simbula, il maestro conosciuto all'incontro a Fano.
A Sara e Nadia piace l'auto di Giovanni, il quale, imboccando la Strada Statale 131 ci porta a Segariu. Ci avevano parlato delle difficoltà della rete viaria, di strade polverose: niente di tutto ciò, la S.S. 131 è
quanto di meglio si poteva attendere.
(Percorriamo circa 42chilometri)
Il grande arco che fa da cornice all'ampio portone è ottima
presentazione della dimora del maestro Simbula. Al di là dell'entrata,
paziente ad attendere il rientro del padrone, un cane, a cui io do pochissima
importanza… É noto infatti, il mio terrore per questi.
Presso un grande cespuglio, degradante di rosmarino (spicu), salvia,
basilico (fabrica), ci sediamo sotto un pergolato.
I nostri rapporti col
tempo cominciano a cambiare: le corse, i ritmi frenetici non appartengono a
questi luoghi e, messo l'orologio nel cassetto, non avrei più osato
rimetterlo al polso. Viviamo le ore scandite dai rintocchi delle campane sospese
tra cielo e terra.
Nel mare di Sardegna ci
immergiamo in una bellezza di paesaggio indescrivibilmente incantevole: é un
concerto di vegetazione, di roccia, di acqua, di sabbia finissima della Costa
Verde a Funtanatza, raggiunta dopo 80 chilometri per un percorso affascinante.
Su per Montevecchio tra miniere abbandonate, stiamo vivendo un film, dove ogni
attimo presente, conserva intatto il fascino della storia, della vita di
sacrificio di chi, rinunciando alla luce spesso per tante ore scavava per
portare in superficie piombo e zinco.
La spiaggia è
frequentata, ma non troppo; ognuno ha portato il suo ombrellone e magari anche
tutto ciò che può servire al riposo e ad un buon pranzetto.
Sopra di noi, le cabine
ormai quasi tutte in disuso ed un edificio che nonostante abbia perso porte e
finestre, conserva quella maestosità di grandezza sobria che scoprirò essere
caratteristica di questo popolo.
Da Claudia, che vende i
biglietti per il parcheggio, sapremo che tutta la struttura era sorta per
offrire un servizio ai figli dei minatori che potevano qui passare una stagione
salutare di bagni. A proposito di bagni… sulla salinità di questa acque non
vi sono dubbi, come la sento e mi piace sulla pelle.
Dai tuffi nel mare, alla
scoperta di Segariu, della sua strada principale, via Roma, caratterizzata da un
vistoso stendardo con la scritta VIVA QUELLI DEL 1953
(tale
via Roma è la prosecuzione della strada statale che congiunge Furtei a Nord
Ovest e Guasila a Sud Est ) alla centralissima e ampia via Dante, ad
essere sincera, come mi sento orgogliosa di questo onore riservato al Sommo
Poeta! In questa strada si svolgono i giochi estivi per i bimbi e il mercato.
Visitiamo inoltre via San Giorgio con le sue villette; via Antonio Congia
dedicata al notaio che ha lasciato la sua eredità alla Chiesa, via Giovanni
XXIII, via Grazia Deledda, premio Nobel per la letteratura....
La fugace visita alla nuova biblioteca, in attesa di essere aperta
previo collaudo, alla più che fortunata scoperta del Centro di aggregazione
sociale e del brillante e laborioso gruppo che qui opera.
Si avverte, quel piacere di
stare insieme, giovani ed anziani, di cementare energie nascenti
all'esperienza di chi la vita la conosce da più anni, Sara e Nadia che
partecipando ai giochi, vivono questa splendida opportunità di conoscere in un
colpo solo tutti i bimbi del paese, mentre io mi iscrivo al corso di pittura su
vetro. Il nostro tutor
Claudia, è
pazientissima e dotata di uno spiccato gusto estetico. Ci guida nella scelta dei
soggetti e dei colori: ed è proprio durante queste ore che conosco le signore e
le signorine di Segariu, simpaticissime, che si aprono al dialogo. Scopro che a
loro molto piace parlare il sardo che avverto come un'altra lingua; anche Sara
e Nadia me lo confermano "Qui sono bilingue".
E' bellissimo, tra un colore e l'altro ascoltare Bonaria (la sorella di
Giovanni), Ester, Antonina, Elena, le due Terese, Immacolata, Rossana, Albina,
Raimonda; tra i miei soggetti preferiti, la Sardegna. Sempre nel Centro di
aggregazione in via Dante, un altro gruppo di giovani sta seguendo il Corso di
pittura su tegola, …che originali capolavori!
Di sera, il piacere di scoprire l'usanza di passare un'oretta "a
sa friscura" (al fresco) con quelli del vicinato in piccoli gruppi eterogenei
per età o sesso a cui partecipano anche cani e gatti, molto discreti, un
momento per parlare di tutto e di ognuno, una specie di "telegiornale"
paesano e interpaesano di cose vissute sulla propria pelle in una condivisione
di fatti seri e meno seri, di dolori e di gioie, di lacrime e sorrisi. Ogni
Segariese ha la propria identità e si sente parte della collettività: si
partecipa insieme alle nascite, ai battesimi, ai lutti. La diligente signora
Edvige sta sferruzzando con grande maestria i 5 ferri per realizzare i calzini
per un neonato; si va ai matrimoni, la nostra vicina ha appena avuto in dono un
vassoio dagli sposi di Furtei, secondo una usanza che prevede che gli sposi
regalino i dolci nuziali ai primi che incontrano dopo la cerimonia.
Si va insieme ai funerali, alle
cresime, alle comunioni. Tutto si sa, niente si cela, difetti e pregi, vizi e
virtù. Mi sembra di conoscerli da sempre, le cose del cuore il tempo non può
ossidarle. Restano sempre lucenti, come puri diamanti.
Un'oretta di "friscura"
trascorsa tra la scuola materna, ormai abbandonata, dove stanno facendo le prove
per il ballo della festa e il monumento ai caduti scolpito in pietra, dove una
madre disperata accoglie tra le braccia il figlio
morente [1].
Ester mi racconta che questo
terreno e questa scuola sono stati donati dai parenti di Giovanni alla Chiesa e
che per anni era stata retta da suore con tanto amore e dedizione verso i
bambini.
Alla madre di un precedente
parroco piaceva preparare dei dolcetti che poi donava ai bimbi;
Anche la statua della piazzetta
l'ha scolpita un giovane di Segariu.
Questo sentirsi uniti persone,
animali, cose: una storia che nasce da questa terra, con la gente per la gente,
la simpatia di Simona e della dolcissima Tiziana, che conquista Sara e Nadia, e
ci farà scoprire la strada panoramica tutta profumata di alberi di fico e di
erbe aromatiche, che conduce al parco de "Sa spendula" dove è stato
sistemato il simulacro della Madonna di Fatima tutta ornata di fiori e meta
delle processioni dei segariesi. Con Tiziana visiteremo anche la grande fattoria
della sorella e del cognato; l'allegria di Rita, Carmine, Pasquale dei cani
Cucciolo e Nerone, son cose d'amore che il cuore non potrà scordare.
Mercoledì mattina, il mercato
nella via Dante naturalmente; i banchi sono pochi, ma ben forniti: due del
pesce, uno di abiti, uno di scarpe, uno di artigianato, sotto un arco cassette
di ortaggi, pomodori e cipolle di produzione locale, vendute da una donna che
pesa con la bilancia a un braccio, di fronte ai banchi il venditore di lumache
in bella mostra nella cassetta di legno.
Il rapporto tra venditore e
cliente è molto curato, non c'è fretta da parte sua di affibbiare il
prodotto a tutti i costi; il cliente deve essere contento e le proposte di
scelta e qualità della merce sono esaltate con un linguaggio elegante.
Mi piace acquistare qui e a Sara
che compra un paio di pantaloni neri il venditore dice prima di allontanarsi
"Speriamo che sarai contenta della tua scelta".
Vicino al mercato, i nostri
panini preferiti fin dal primo giorno nel negozio di Antonella, le cosiddette
"tartarughe" sempre ripiene delle cose più buone… e quante puntate al
tabacchino per le cartoline da spedire!
Per le notizie sugli avvenimenti
principali, niente paura: qui tutto si sa attraverso il BANDO diffuso per tutto
il paese da un sistema di altoparlanti; una donna richiama l'attenzione sui
fatti quotidiani, la discussione porta a porta, naturalmente in sardo. (il ruolo
e l'importanza della voce nella comunicazione sociale!…)
Altri ritmi di vita, cose
antiche così toccanti, cambiare ritmi e desideri, allora avrei voluto restare
qui ad ascoltare all'infinito i rintocchi delle campane passeggiando con lei, Lulù,
al mio fianco, raccogliendo erbe profumate. La mia metamorfosi stava già
iniziando, albero con le radici piantate su questa terra, palpito di rose,
petali di fiore, alito di vento, battito d'ali.
Profumi… la guardo negli occhi
silenziosi, Lulù mi stava insegnando l'amore, il rispetto per tutte le
creature del Creato, siamo terra.
Sotto il
pergolato, pranziamo ogni giorno noi quattro: Giovanni, Sara, Nadia ed io; e
vicina ma molto discreta la canina Lulù, Nadia la colma di coccole, sembra che
tra loro ci sia un dialogo, Sara più di rado, ma anche lei conquistata dalla
gentilezza di lei, così paziente, dagli occhi dolcissimi, parlanti che di tanto
in tanto mi si avvicina….
Sino al
davanzale della finestra della stanza dove dormiamo, arrivano le foglie della
pianta del cedro accanto al quale c'è un albero di pero.
Queste geometrie di pampini,
questi filari che ci proteggono dal sole, creandoci ombra, questo contatto
all'aria aperta, sentendoci parte del Creato tutto, io con le radici su questa
terra come gli alberi, come un albero, provando gioia per queste metamorfosi,
avvicinandomi senza aver paura per la prima volta nella mia vita a Lulù. É nel
segreto del cuore che avvengono le più straordinarie alchimie ed anche il
rispetto e l'amore per Lulù che non chiede mai, che fa compagnia, che ti
guarda con i suoi occhini belli, lucenti come quelli di un bimbo, che si sdraia
per terra tendendoti la zampetta...... che cosa mi stava succedendo?
Giovedì,
giornata già programmata da Firenze.
La responsabile dell'Ufficio stampa dei Fratelli Alinari con sede
centrale in Largo Alinari a Firenze, la d.ssa Rosa Manno, nel ricevere il mio
articolo pubblicato sul settimanale "Toscana Oggi"
riguardante l'Italia
d'Argento si era intrattenuta a parlare di questi favolosi 150 anni
Alinari, ricchi di tante iniziative e, tracciando un panorama delle esposizioni
sul territorio nazionale, si era soffermata sulla mostra a Roma e su "viaggio
in Sardegna", fotografie tra l'800 e il'900 delle collezioni Alinari con
inaugurazione il 24 Luglio 2003 nella vetreria in via Italia a Pirri, Cagliari.
Anche Giovanni ne era rimasto
entusiasta e con grande curiosità tutti e quattro ci eravamo diretti in auto
verso Cagliari, ripercorrendo la ormai nota, per la sua piacevole percorribilità,
S.S. 131 per 42 chilometri.
Da Segariu a Furtei, paese
conosciuto prima per i murales, pieni di
colori, per il caseificio, per la miniera d'oro sfruttata dagli australiani. "Perché questo nome?" "I
pastori durante la transumanza si spostavano e talvolta venivano assaliti e
derubati; quindi "Furto – Furtei"!
Ai margini del nastro di
asfalto, incontriamo qualche venditore di cocomeri, melanzane, pomodori… campi
ora verdeggianti, ora di un giallo intenso dopo la raccolta del grano, stoppie
ed ancora stoppie; non mancano, olivi dalla chioma raccolta e viti che vegetano
bene insieme; talvolta ai margini della strada, terra bruciata. Allontanandoci
dai paesi verso il capoluogo, quelle che colpiscono sono le grandiose insegne
d'ingrosso dei negozi di abbigliamento per ogni età e gusto; Andiamo nella
zona industriale perché Giovanni deve cercare un ferro per il trattore e poi ci
dirigiamo verso Pirri dove posteggiamo
l'auto vicino ad una scuola materna e chiediamo informazioni sulla vetreria.
Ci mandano verso la fabbrica dove lavorano maestri (ci tengono a precisare) del vetro
piatto (per quello soffiato tanto di
cappello ai maestri vetrai di Venezia).
Colgo l'occasione per
acquistare una piccola lastra di vetro per i lavori di pittura al centro
d'Aggregazione sociale di Segariu.
Un po' più avanti scopriamo
la Vetreria sede espositiva: un luogo veramente unico.
All'entrata, profumi di una
intensità mai conosciuta prima, profumi che esalano naturali dal tappeto di
fiori, di mirto, di timo, di menta selvatica…. mi ci trovo immersa
letteralmente dai piedi alla testa.
Le ali dell'edificio si
allargano a rettangolo ed è di fronte ai "profumi" la mostra fotografica
che ci racconta della Sardegna, attraverso 187 scatti in bianco e nero divisi in
sei sezioni tematiche :
- Alla scoperta della Sardegna
- Il paesaggio abitato
- Le opere e i giorni
- Celebrazioni
- Caccia e caccia grossa
- Il territorio trasformato.
Durante la conferenza stampa
apprendiamo che questi spazi della Vetreria di Pirri vengono inaugurati
ufficialmente oggi; l'Assessore alla Cultura del Comune di Cagliari, Giorgio
Pellegrino, sottolinea il fascino di immagini scattate da Vittorio Alinari e
dagli altri fotografi, come il francese Edouard Delessert che ripropongono
"L'aura primitiva", ancora intatta nei paesaggi diversi, l'anima di
pietra antica delle innumerevoli sopravvivenze archeologiche, il respiro
possente degli orizzonti marini, i tipi umani, i costumi.
E' presente anche la d.ssa
Rosa Manno, e sono presenti molte personalità, dall'avv. Antonello Arnu,
presidente della Fondazione Banco di Sardegna, al professore Luciano Marrocu.
I costumi ed i balli sardi ci
lasciano incantati, per la ricchezza dei ricami e dei monili, gli scialli, i
colori i ritmi dei passi di danza così coinvolgenti.
La
degustazione dei prodotti sardi, uno più buono dell'altro: e che dire della
bellezza delle composizioni di dolci di marzapane? Colorati, belli da vedersi e
buonissimi da gustare.
In macchina al ritorno a Segariu,
ad aspettarci fedelissima dietro il grande portone, Lulù ha gli occhi pieni di
felicità e ci segue scodinzolando perché ora non è più sola.
Buona notte, dolcissima Lulù
Venerdì l'incontro col
Sindaco, prof. Bruno Silenu (ex alunno del maestro Giovanni) che ci informa
circa le principali attività produttive del paese:
le due cave di calcare che forniscono materiale per la costruzione
edilizia e per la realizzazione
di strade
-
la lavorazione delle pietre anche da parte di un gruppo di artisti di
Segariu
-
la produzione delle eccellenti tegole richiestissime in tutta la
Sardegna
e aggiunge:
"lo sa che qui opera l'unico restauratore di organi della Sardegna?"
Il maestro Simbula gli ricorda
la sua idea di realizzare una casa-museo dove poter ammirare gli antichi
attrezzi agricoli.
Ci lasciamo con l'auspicio di
rincontrarci alla festa più importante che qui si realizza:
la sagra delle tegole dal 31 Luglio al 3 Agosto.
Come mi sto affezionando a
questo paese… così a misura di uomo con le sue grandi case dall'ampia e
bella corte, dalle tegole palpitanti di vita nella cui scanalature crescono erbe
grasse, rossicce e piccoline, mentre sui muri in "ladiri" (mattoni crudi)
cresce un'altra erba grassa di piccole dimensioni chiamata "cappeddu 'e
muru" (lett. = cappello di muro) per via della forma della stessa foglia e
conosciuta anche come ombelico di Venere. Entrambe sono piante endemiche.
Sabato, al mercato nel vicino
paese di Sanluri: frutta, verdura, ortaggi di qualità, colorati e profumati i
banchi, gentilissimi i venditori; da quelli dei salumi e formaggi apprendiamo la
ricetta dei tagliolini in ricotta e limone, ne gusteremo per ben due volte.
Banchi di abiti, di scarpe, di cose per la casa, utensili, biancheria… quante
cose belle troviamo da indossare, che portiamo per ricordo, per mangiare, anche
un melone particolarmente buono, dolce, dolce.
Si vendono formaggi di ogni
varietà e stagionatura, ricotta, lumache.
Colore, calore, dolcezza ed
asprezza di Sardegna, terra nobile e fiera, combattiva, giammai passiva. Eroi di
tutti i giorni. Che cosa mi stava succedendo?
Domenica:
la parrocchia di San Giorgio è ben visibile da tutti i Segariesi posta come è
in alto sulla via della Chiesa. Due gli alti lampioni in ferro a tre braccia che
ha di fronte ed un bel campanile accanto da cui suonano quelle campane che
scandiscono i ritmi delle varie azioni.
Dentro, la parrocchiale è tutta
bianca con dei bellissimi giochi architettonici d'archi sul soffitto sopra
l'altare maggiore, che dietro, riserba la sorpresa di un bellissimo coro
ligneo. I lampadari a gocce di cristallo sontuosi, l'organo un vero gioiello.
Sulla destra vi è la cappella di N. S. delle Grazie: un grande retablo in legno
mi colpisce per la sua originalità con tre nicchie contenenti le statue della
Madonna delle Grazie, di Sant'Antonio abate e Sant'Isidoro.
Il parroco, don Raimondo Meloni
e il diacono Antonio celebrano la Santa Messa molto partecipata.
I fedeli vi giungono indossando
le migliori vesti, curando la persona in segno di rispetto per il luogo sacro,
rendendo omaggio al Signore per i molti doni elargitici ogni giorno, San Giorgio
a cavallo mentre uccide il drago è raffigurato sia in pittura che in scultura
con una maestria degna di nota. Sempre
nella parrocchiale di San Giorgio, il per me fortunatissimo incontro, (non avrei
potuto chiedere di più) con Alessandro Frau e Maria Laura Mocci, ambedue
partecipanti della corale di Segariu; il primo suona l'organo (saprò poi che
si è diplomato al Conservatorio di Cagliari in pianoforte, didattica della
musica e musica elettronica) la signorina che suona la chitarra si rivelerà di
lì a poco eccezionalissima; il suo amore per la Sardegna è profondo,
prorompente come acqua fresca di sorgiva che ti bagna, rendendo fertile il
cuore, provocando (c'erano già i presupposti) in me un innamoramento
indissolubile, sì, un amore che mi avrebbe tenuta attaccata a questa terra con
un desiderio profondo di riapprodo
Il vicinato dove abita Maria
Laura, lo conosco, avendo avuto l'opportunità di conoscere ed apprezzare la
gentilezza e l'ospitalità del signor Paolo Ardau che gestisce un bar dove
avevamo gustato ottime pizze.
Proprio vicino a questo bar,
oltre il grande arco e il portone, la corte di Maria Laura è, a differenza
delle altre fin qui viste, a "impedrau" [2]
(acciottolato); di lato il segno del passaggio delle ruote del carro del papà
di Laura. Infinità di erbe aromatiche qui crescono ed, accarezzandone le foglie
con le mani, lei me ne porge il profumo, come nel rito di una vestale e conosco
così anche il nome in sardo di queste erbe Abulèu,
erba palustre con delle inflorescenze color lilla ed un intenso odore simile
alla maggiorana Folla de Santa Maria, erba
selvatica che cresce endemica nella campagne sarde dall'odore gradevole ed
estremamente delicato simile alla menta (Tanacetum Balsamita).
Essenze che vivo attraverso
tutti i sensi, mentre Sara e Nadia giocano con "Celsy", la canina nera nera
e due gattini: Gigi e Cirillo
E quando ci sediamo nel
salottino dove c'è un simpatico peluche a forma di cane che le ricorda Patata
il cane molto anziano purtroppo scomparso e una bambola dai capelli a riccioli,
che Maria Laura mi introduce ai segreti delle Launeddas, attraverso un prezioso
volume (delle edizioni 3 T –Cagliari 1976 ) di Giovanni Dore: Gli
strumenti della musica popolare della Sardegna.
"Launeddas", strumento a
fiato continuo costituito da tre canne di diversa lunghezza ad ancia battente.
La prova
dell'esistenza della Launeddas risale alla notte dei tempi; infatti è stato
ritrovato a Ittiri un bronzetto nuragico itifallico del secolo settimo avanti
Cristo che raffigura un musicante che soffia dentro uno strumento a fiato tenuto
con entrambe le mani.(reperto che si può osservare al Museo archeologico di
Cagliari)
Perché "su cabitzinu" suoni
bene, deve essere introdotto sufficientemente nella bocca in modo tale che
l'estremità dell'ancia non cada sotto le labbra, ma abbia possibilità di
vibrare liberamente, dietro sollecitazione del fiato.
Mentre sfogliamo insieme questo
illustratissimo volume di oltre trecento pagine, la mamma di Maria Laura ha
messo una cassetta registrata con il suono delle Launeddas
"Non rendono fede allo
strumento; speriamo tu possa ascoltarlo dal vivo prima di partire"
Il loro suono è profondamente
intenso, corposo, arcano tanto da farti venire i brividi.
Nel congedarmi mi lascia in dono
la cassetta e quel prezioso volume con una dedica che mi fa tanto piacere
Alla sola turista che abbia
conosciuto che non si sia fermata al mare
Andare oltre è decisamente più
interessante e gratificante
Con stima e simpatia. MARIA
LAURA MOCCI (
Luglio 2003)
La madre di Maria Laura, ci
accenna dei passi ritmici di danze sarde, mi piace osservare quei due piedini
andare avanti e indietro ancora indietro avanti, destra e sinistra e viene
spontaneo esclamare " Sei bravissima "
"Dovevi vedermi ballare quando ero felice, giovane.
Anche il Martedì Maria Laura lo
dedica a noi tre, preparandoci una quanto mai nutrita raccolta di volumi di
"Sardegna da salvare"
Questi sono i coniglietti che
potete vedere anche nel rimboschimento che ha fatto Giovanni, qui alle porte di
Segariu.… alla spiaggia di Cagliari al Poetto c'era la sabbia bianca di
cristalli di quarzo; ora, non si sa perché, l'hanno sostituita con sabbia
grigia.
La Pampas sarda, le zone
predesertiche sarde.
Lo sapete che Beppe Vigna, il
disegnatore di Tex Willer è sardo? e che le sue ambientazioni sono riprese
dalla sua terra natìa? E che il masso disegnato accanto a Tex è "SA PEDRA
LIANA" di Gairo? I film di Terence Hill e Bud Spencer sono stati girati in
Sardegna.[3]
Quest'isola in epoca remota
era attaccata alla Francia e alla Spagna, tanto che in terra sarda troviamo le
caratteristiche della meseta spagnola.
Sa
Jara è un altopiano molto esteso dove vivono cavalli fossili, introdotti
dai fenici; Sono rimasti molto piccoli e restano unici al mondo.
Sa
genti Arrubia è il nome sardo dei fenicotteri rosa, la specie nidifica
nello stagno di Molentargius tra le città di Cagliari e Quartu S. Elena.
La processione
di Sant'Efisio a Cagliari è inserita nel Guinness
dei primati poiché è la più lunga e colorata del mondo.
Come si andavano mescolando nel mio cuore, parole,
immagini, profumi, tutto il creato e le sue creature, la storia dell'uomo mi
sentivo allora anch'io fossile, dove ogni strato corrisponde ad una storia,
una speranza anch'io, ma che cosa stava succedendo?
Segariu, paese degli amanti della musica, paese
"musicalissimo" stava per riservarmi una nuova più che straordinaria unica
sorpresa: la conoscenza del signor Giuseppe Palmas, maestro dell'arte
organaria: l'unico eccellente costruttore e restauratore dell'organo a canne
di tutta la Sardegna.
Sulla traduzione organaria
quest'isola ha ben da dire la sua, avendo ospitato grandi maestri tra i quali
lo stesso Giuseppe Lazzeri che, approdato nell'isola nel 1750 circa, non andrà
più via.
La vita del nostro Giuseppe di Segariu sembra predestinata ad un percorso
musicale che ha tutto il suo fascino. E' infatti nel Seminario che
Pinuccio (diminuitivo con cui in paese è conosciuto) si affeziona agli
strumenti musicali e fa parte come basso della corale
Fatti della vita privata che si
intrecciano con quelli della storia. Nel vicino paese di Senorbì operava un
francescano, Antonio Porqueddu, che viene mandato dai superiori a Napoli per un
corso di aggiornamento, diremmo oggi, sull'arte della costruzione di organi a
canne ed è a Napoli che il francescano acquista una delle opere più importanti
che sia mai state redatte sull'arte organaria: il F. BÉDOS [4],
scritto da un monaco benedettino francese. Ritornato da Napoli, il francescano
si trova a vivere nel periodo in cui i Savoia stanno espropriando i beni della
chiesa in base alla legge Siccardi; anche il monastero di S. Mauro di Cagliari
deve essere soppresso e il Porqueddu vendette per 20 kg. di grano il F. BÉDOS a
Giuseppe Piras con il quale il suddetto Palmas ha contatti di lavori per 25
anni.
Durante la vita spesso gli chiedevo se potevo almeno
fare una fotocopia di quei volumi, ma lui non rispondeva mai.
Alla morte per lascito testamentario di Piras il
prezioso materiale arrivò in eredità a Palmas. Il vecchio maestro organario
aveva visto in lui l'erede degno di continuare la sua passione musicale e
strumentale.
Con quanto amore Pinuccio
mi sta mostrando i volumi, patrimonio di inestimabile valore didattico
umano, fonte d'informazione che anche oggi egli mette a buon frutto.
Nel grande laboratorio dei
Palmas (nella zona "Pala 'e is piras") e più precisamente in sardo
"Baregus" dove attualmente lavora il figlio e, per la parte amministrativa,
una figlia, (altre due figlie sono diplomate al Conservatorio rispettivamente in
viola e oboe), si può ammirare nelle varie fasi di costruzione questo
straordinario strumento che è un'orchestra intera.
Per costruirlo, più di mille i
pezzi; materiali come legno di abete, zinco, piombo.
La validità di un organo è
data dalla morbidezza del suono e dipende dall'equilibrio del passaggio
dell'aria nel foro.
Giuseppe ha dedicato e dedica la sua vita alla musica,
la musica continua a dare altrettanto a lui che ha fatto parte del coro del
Teatro Lirico di Cagliari, venendo anche a Firenze a cantare alla "Pergola".
"Una volta" – ricorda – " sono partito da Firenze il giorno prima
dell'alluvione del 4 Novembre 1966 ": Dopo aver cantato alla Pergola,
partivamo in corriera alla volta del teatro Donizetti a Bergamo, una vita di
sacrificio anche se piena di soddisfazioni..
Il capolavoro strumentale a cui
sta attualmente lavorando l'èquipe Palmas è grandioso: è l'organo per la
Cattedrale intitolata a Santa Chiara a Iglesias.
Migliaia
di pezzi lo compongono e le dimensiono di questo strumento sono eccezionali:
altezza sei metri, larghezza
quattro metri e dodici cm, profondità un metro e quaranta cm., e un totale di
1363 canne.
Una
volta costruiti, gli organi hanno bisogno di una manutenzione sia ordinaria che
straordinaria, vanno accordati almeno ogni tre o quattro anni.
 
Segariu per piccina che tu
sia, 1358 sono infatti le anime viventi del paese, sei perla di bellezza e
purezza d'inestimabile valore.
Una foto con Nadia vicina
all'imponente organo, uno sguardo agli altri che stanno restaurando e che
risuoneranno nei secoli dei secoli…. da Segariu a tutti gli uomini di buona
volontà
 
Insieme
al maestro Giovanni Simbula, programmiamo questa volta con il consenso di Sara e
Nadia una visita molto attesa da loro che si rivelerà davvero interessante alla
Sardegna in miniatura.
In questo paesaggio di terra color oro intenso di
stoppie, mi ritornano in mente i lucenti occhi di Lulù che avrei desiderato
venisse con noi. Lo stare insieme è sempre fonte di arricchimento.
Attraversiamo paesi tutti
agghindati a festa per le sagre che in
questi mesi estivi qui si svolgono e addirittura dove si trovano le giostre.
Alla biglietteria della sardegna
in miniatura la
simpatica signora ci consiglia di seguire il tragitto ascoltando attentamente
stazione dopo stazione le varie registrazioni esplicative.
Sara e Nadia, questa volta
davvero interessate seguono diligentemente il percorso per questo "viaggio"
in Sardegna ricco di stimoli, sia sotto il profilo naturalistico, sia storico,
architettonico e geografico, così scopriamo
il teatro di NORA,
lo stadio S. Elia,
il quartiere di Monreale,
la chiesa di N. S. di Bonaria,
le miniere di Iglesias,
il castello Villasanta di
Sanluri, (che avevamo visto dal vero e in
cui è visibile il museo del Risorgimento)
"Su Nuraxi" di Barumini,
l'altopiano de "Sa Jara".
Lungo il percorso c'è persino
"in scatola trasparente" un gruppo folk di ballerini che, azionando il
bottone, compie davanti ai nostri divertiti occhi una danza sarda molto ritmata,
e ancora abbiamo la possibilità di ammirare il duomo di Nuoro, un vero
capolavoro architettonico la torre aragonese, la roccia del fungo, la casa e la tomba di Garibaldi,
la roccia dell'elefante, il dolmen
"S'Accoveccada", il castello Malaspina di Bosa, il duomo di Sassari -
quasi cinquanta le stazioni qui riprodotte.
Ci sediamo per un piccolo
ristoro al bar per poi dirigerci verso l'area pic-nic -
parco giochi dove scopriamo la ricostruzione di un villaggio nuragico di 3000 anni addietro
con tre tipologie di costruzioni, abitazione civile, un luogo dove si svolgeva
la vita politica sociale, un tempio religioso, "abitato" da manichini di
grandezza naturale che svolgono antichi mestieri: (il vasaio impasta terra ed
acqua per il vasellame di uso sacro e quotidiano) v'è chi lavora i metalli
per farne armi, le donne stanno macinando il grano per farne il pane, tutto
accompagnato dalla voce recitante del capo del villaggio.
Una scena davvero coinvolgente, tanto che mi piace
riascoltarla nella capanna adibita al culto in cui si vanno accendendo le luci
(ad indicazione delle cose narrate)
Ritornate all'entrata,
acquistiamo i biglietti per un giro in barca tutto intorno a questa meraviglia
di isola abitata da un popolo fiero e nobile.
Ci coglie la curiosità di
saperne di più ed è ancora la signora della biglietteria a presentarci il
marito, ideatore di ogni cosa. Il signor Pierangelo
Cadoni traccia un quadro geografico e storico della zona, che a dire il vero
mi era apparsa isolata e invece…. ci troviamo nel paese di Tuili, tra la
maestosa fortezza nuragica "Su Nuraxi" di Barumini, la prima reggia
riportata alla luce, poiché era completamente interrata sotto una collina,
l'esempio più importante, per dimensioni, di civiltà nuragica in Sardegna e
dichiarato dall'Unesco patrimonio dell'umanità, e "Sa Jara" con le sue
meraviglie naturali, boschi. di leccio, roverelle e sughera dove vivono i
cavallini fossili, unici al mondo, giunti nell'isola grazie ai Fenici.
Di
fronte a noi si erge il castello giudicale di Eleonora d'Arborea dell'XI
secolo, posizionato in cima ad una collina mammellare, dalla quale tutta la
regione prende nome, la MARMILLA.
Sulla data di nascita della Sardegna
in miniatura apprendiamo, sempre dal sig. Cadoni, che venne inaugurata
nell'Agosto 1999, su un terreno della superficie di circa cinque ettari,
apertura preceduta da tre anni di lavoro miranti a documentare attraverso foto e
rilievi le bellezze e le particolarità dell'isola in modo tale da permetterne
una riproduzione in scala ridotta fedele e precisa da parte di maestri artigiani
di Rimini con resine sintetiche resistenti agli agenti atmosferici.
Sardegna
in miniatura inoltre non è rimasta statica, ampliandosi ogni anno,
tanto che nel 2003 si è aggiunto un interessante percorso botanico che avevamo piacevolmente fatto, coadiuvate questa volta
dall'esperienza ormai nota in botanica del maestro Simbula.
"Sul numero dei visitatori?"
"Il nostro pubblico sono le famiglie, soprattutto con una presenza di 75.000
visitatori (poca cosa se si tiene conto delle cifre dei villeggianti che
affollano le spiagge della Sardegna, anche dieci milioni e sono certamente in
crescita); a dire il vero c'era stato un tentativo di interessare questa
fascia di turisti facendo arrivare sulla costa un pullman che conducesse a
visitare le località Barumini, Sa Jara e "Sardegna in miniatura", tentativo
per altro fallito…
Questa realizzazione della
Sardegna in miniatura è insieme all'Italia in
miniatura di Rimini il solo parco di questo genere della nostra Penisola ed
ambedue fanno parte del Consorzio internazionale IAMP (International Association of Miniature Park) costituita da sedici
strutture simili (14 in Europa, uno in America, uno in Turchia).
I membri
dei vari parchi si incontrano annualmente per un dialogo e confronto per fare il
punto della situazione. Fra le tante curiosità, le mille e trecento ore di
lavoro necessarie per realizzare la splendida cattedrale di S. Nicola a Sassari.
Il parco che si sviluppa su trentamila metri quadri è
dotato di impianti e servizi, parcheggio, ristorante con cucina tipica con uno
Snack bar con verande panoramiche, ampie sale di proiezione e supporti didattici
in area pic-nic con sala giochi per i bimbi.... una tentazione da non perdere.
Eventi
straordinari accadevano e dovevano ancora accadere…
Che meraviglia di giorni avevamo
e stavamo per trascorrere a Segariu,
pace, donata al cuore,
ali ai pensieri a sensazioni,
emozioni… che tutte queste mie parole non potranno mai trasmettere a voi
lettori con cui mi scuso.
Le mie parole prive di quel
prezioso color oro dei campi di stoppie in estate, dei profumi delle erbe di
mirto, di timo, di menta, della imponenza delle file di fichi d'india sul
punto di maturare…
..dei silenzi dei lucenti occhi
di Lulù. Avevo sempre affermato che
la "paura per i cani era per me qualcosa di istintivo verso cui non potevo
fare nulla", invece, anche per la paura, la cura c'era; me l'aveva fatta
scoprire Lulù; lei infatti sembrava
avermi capito, si avvicinava, discreta, sedendosi, a fianco della mia sedia,
senza chiedere di più, attendendo quel gesto di accarezzarla sul dorso che
sarebbe sorto in me spontaneo e prorompente, il suo rispetto, l'amore di Lulù
era stato la cura delle mie paure; avevo così vissuto a Segariu il tempo delle
geometrie dei pampini, la scoperta di nidi di uccellini dove stavano per
schiudersi le uova amorevolmente curate… anzi un uccellino l'avevamo visto
nascere e con quanto amore la madre, lo approvvigionava di cibo… anche quei
nidi come erano opera splendida di ingegneria… e le campane? Quel suono
sospeso tra cielo e terra, fra terra e cielo che aveva trasformato in battito di
cuore, in libertà di pensiero ogni mio affanno, ogni corsa.
Segariu va trasformandosi, abbellendosi, colorandosi di
festoni ora a strisce, ora a filari di triangoli gialli, celesti, viola, verdi,
rossi, ....ritmo di colori che si ripetono.
Ogni persona e tutti insieme i
segariesi mettono a disposizione generosamente i loro talenti per rendere la
festa che verrà più bella, più calorosa, più assolutamente eccezionale.
Da tutta la Sardegna venivano ad
approvvigionarsi di tegole a Segariu, tegole fatte dai tebajus (che nella lingua sarda vuol dire "costruttori di
tegole") e c'era anche chi faceva l'opera del carraiolo (carretoneri):
provvisto di carretto e di cavallo, andava a venderle di paese in città… e
quelle tegole erano richiestissime e sono ancora assai ricercate soprattutto in
Costa Smeralda (c'è chi è disposto a pagarle a peso d'oro, perché fatte
una per una a mano con terra argillosa e paglia fine).
Storie
che sembrano favole, racconti di altri tempi, ma che hanno costituito e ci
auguriamo anche possano continuare a costituire una struttura portante
dell'economia di Segariu continuando a renderlo paese prospero, accogliente,
desiderabile.
Nel campo sportivo, accanto
all'ampio e ben tenuto ristorante "Le Rocce Bianche" in cui avevamo avuta
l'opportunità di cenare, gustando pizza e pesce, gli stand a pagoda bianchi
accolgono meraviglie dell'artigianato locale, dalla pietra scolpita e lavorata
della zona, alle famose tegole, allo stand
dell'arte organaria del maestro Palmas, alle miniature realizzate in canna,
alle foto scattate con tanta perizia, all'intaglio su legno, ai ricami, al
pane cotto a legna.
I costumi tradizionali di
Segariu sono di una bellezza che riesce ad accomunare semplicità e finezza di
particolari; così è elegantissima la gonna [5]
lunga rosso-blu cupo con lavori dorati, il corpetto, la camicetta bianca con una
fine lavorazione ai polsi che ben si meritano l'aggettivo di
meravigliosissimi e che dire dell'ampio scialle nero, tutto riccamente
ricamato a fiori…. ma su questo ritornerò dopo perché è scoccata l'ora
del Convegno Argilla e pietre che inaugura
ufficialmente la sagra e vede la partecipazione di tutta Segariu (sindaco
compreso) anzi è lui il regista encomiabile di tutto l'apparato e
puntualmente ne verificherà le varie fasi con la discrezione di chi ha saputo
tutto mettere in moto, ma che ora sta dando piena fiducia a coloro che in prima
persona interpretano le parti in una festa che vive come una forte prova di
identità: noi siamo segariesi, ma anche
cittadini del mondo, siamo capaci di fare questo e di metterlo a disposizione
per migliorare le condizioni del vivere, di stare insieme; le nuove città fatte
di abitazioni a misura di uomo per l'uomo......
Il Convegno Tebajus, argilla e
pietra forma e materia fra tradizione e invenzione vede, grazie anche al
coordinamento dell'architetto Ignazio Garau, la partecipazione
dell'ing.Marco Muscas presidente della Associazione nazionale Città della
terra cruda, arch. Gianfranco Conti e Nicola Lisco, arch. Gaia Bollini
dottoressa presso il dipartimento dirigenziale di
Udine, sig. Mariano Carta, artigiano e produttore di manufatti arch.-
dott. Fausto Pani, geologo, sig. Giovanni Massa della segreteria regionale CISL
(responsabile attività produttive) arch. P. Scarpellini, Soprintendente
nazionale pei Beni e le Attività Culturali.
Quello che si avverte anche
attraverso il confronto con altre realtà, da Udine all'Abruzzo è che tutto
è testimonianza di una tradizione che, portata avanti dagli anziani, sta per
passare ai giovani che sentono profondo il desiderio di riprendere questa antica
arte e di portarla verso nuovi orizzonti, prova ne sia la nascita della
Cooperativa dei tebajus, la cui attività dovrà ampliarsi a Settembre 2003, con
la messa a punto di un nuovo polo produttivo.
Il prolungarsi del convegno mi
mette le ali ai piedi per non porre nemmeno un minuto di ritardo al concerto che
si terrà proprio di fronte alla chiesa di Sant'Antonio da Padova, chiesa di
cui non ho ancora parlato, ma che è punto di riferimento per tutti i segariesi
che da sempre nutrono una devozione profonda per questo santo di cui viene
celebrata la grande festa il 13 Giugno e poi a Settembre. La chiesa, circondata
da roseti in fiore l'avevo avvicinata più volte trovandola sempre chiusa, ma
in questa occasione ecco che apre le sue porte per farsi ammirare anche
all'interno. All'entrata una botola coperta, attraverso cui si accede alla
fonte delle terme, è bellissima. In alto la statua del Sant'Antonio, il santo
più amato dai Segariesi.
Dall'interno mi riporto
davanti al colonnato ove fervono gli ultimi preparativi per il concerto. Uno dei
componenti del gruppo cameristico "ArteEnsemble" avevo già avuto il piacere
di conoscere: è infatti Alessandro Frau, gli altri li conoscerò di lì a poco.
La viola è suonata da Fabrizio Porcedda, il violoncello da Valentina Urban, i
violini da Cristina Cadeddu, Daniela Sanna, Marta Grecu, il flauto da Aldo Scanu
ed il clavicembalo proprio da Alessandro Frau.
Oltre la
bellezza armoniosa delle opere di Vivaldi, G. P. Telemann. J. S. Bach. e J.
Pachelbel, una breve presentazione dell'autore e delle opere ci avvicina
ancora di più all'ascolto, a gustare queste splendide armonie di note che si
librano nell'aria in uno scenario indimenticabile per poesia, per ricchezza
storico-votiva del luogo. Saprò anche che il gruppo cameristico ArteEnsemble è
composto da giovani diplomati e diplomandi al Conservatorio di Musica "G. P.
da Palestrina" di Cagliari e che si è creato al fine di promuovere e
valorizzare i giovani musicisti sardi e con l'intento di svolgere un ruolo
attivo nella promozione e nella diffusione della musica in Sardegna. Le
collaborazioni del gruppo si allargano alla corale polifonica Nostra Signora
delle Grazie di Sanluri, con il coro polifonico "Città di Sanluri", con il
coro della parrocchia San Sebastiano Martire di Arbus. I componenti collaborano
con vari ensembles, tra cui le orchestre sinfoniche e da camera del
Conservatorio, l'Orchestra internazionale sarda, l' Orchestra N. Paganini di
Genova, l'Orchestra città di Saluzzo, della Cooperativa teatro e/o musica di
Sassari.
Quante emozioni sulla via del
ritorno... ancora libertà di pensiero per arrivare al grande portone dove ormai
lo sappiamo, c'è Lulù dagli occhi
belli che, dopo le feste dimostrateci per il nostro arrivo, si addormenta sulla
soglia della dimora di Giovanni..
Attraverso
il BANDO sappiamo che nella parrocchiale di San Giorgio è allestita la mostra
degli oggetti sacri e che alle ore diciotto ci sarà la presentazione della
Storia di Segariu nel periodo feudale.
É Venerdì pomeriggio che posso
ammirare la mostra di oggetti sacri, ostensori in argento e oro, altri oggetti
del culto: tutte lavorazioni finissime. Non mancano antichi volumi fra cui una
copia della Bibbia stampata a Venezia, paramenti sacri ricamati, una statua
della Vergine di particolare bellezza nel volto. La Madonna indossa una veste
ricamata con manto di pizzo bianco su fondo azzurro; in braccio tiene
amorevolmente il Bambinello ed ambedue portano in testa la corona in argento,
segno della regalità.
Al Centro di aggregazione in via
Dante visito la mostra di documenti storici ed ascolto affascinata la Storia di
Segariu attraverso le parole del prof. Carboni.
La laboriosità dei segariesi
… la maggiore età era a 25 anni, le regole a cui dovevano sottostare le
vedove degli artigiani, le quali potevano vendere i prodotti per un anno e un
giorno; le donne non potevano fare le artigiane (escluse per la loro gracilità)
Vengono presentate le
contribuzioni che il popolo doveva al Feudatario, spesso spagnolo, tante parole
che da questa lingua hanno emigrato in sardo di ritorno.
Agli stands ho il piacere di
approfondire la conoscenza con Aristide il fotografo che scoprirò del 1953.
E' lui a presentarmi una antica foto della chiesetta di Sant'Antonio quando
c'erano gli eucaliptus.
Con lui parliamo delle navi e
dei voli che congiungono la Sardegna al continente. (già, dimenticavo, tutti
quelli che non abitano nell'isola sono chiamati dai sardi continentali").
La piacevole chiacchierata con
Luigi, soprannominato "l'ingegnere" che ha costruito in miniatura parti di
Segariu tutte con canne "Non è che io faccio il disegno, l'opera viene da
sola, a lavorare sono le mani".
Luigi che ha fatto il muratore
fino a 75 anni ora da tre si dedica a fare costruzioni in miniatura, "Come è
nato questo desiderio?" "Era il tempo in cui stavano riparando la chiesa di
Sant'Antonio e non potendo portare il Santo a San Giorgio…io che non
riuscivo a dormire per tutta la notte, sono andato al fiume mentre sentivo una
voce tre tre tre che mi indicava di raccogliere le canne di tre anni. Le ho
raccolte e fatto tutta la chiesetta di Sant'Antonio che ho portato alla
cattedrale, poi ho fatto anche San Giorgio, la Casa del pastore, la stalla, il
forno.
Il primo lavoro fatto lo donai
per voto alla parrocchiale di San Giorgio e quello splendido modellino è oggi
esposto insieme agli arredi sacri nella stessa San Giorgio.
La produzione di Luigi è
perfetta e naturalmente le coperture sono fatte con le tegole che realizza
sempre con canne e poi dipinge. "L'ingegnere" costruisce anche sedie, da
quelle di reali dimensioni alle piccolissime supermini. Costruisce carretti,
dipinge sassi e ha realizzato una nicchia per la statua della Madonna in pietra
ed una fontanina che porta in alto la decorazione di una tartarughina.
La moglie di Luigi, Dina è un
personaggio delizioso, tutta dedita all'ordine, tiene come una chicca la
chiesa parrocchiale ed è ottima cuoca perché sa preparare gustosi piatti
sardi, fa ancora a casa la fregola, i malloreddus delizie che gusteremo alla
cena tipica della festa dei tebajus.
Conosco
sempre agli stands Maria Paola Cirina le cui mani d'oro sono in grado di
realizzare ogni più bel merletto e ricamo, i tre pezzi bianchi da comò e
comodino mi piacciono da impazzire e così i cappelli originalissimi, tutti
traforati.
Mi informano intanto che sono
arrivate le tegole dipinte; mi precipito al capannone, ma ne sono rimaste poche.
Riesco ad acquistarne tre: due con i miei fiori preferiti, le calle, l'altra
con anemoni rosa che piacciono tanto a Sara e Nadia, come avrei desiderato anche
quelle più grandi con gli Iris, il fiore di Firenze o quello con disegni naif
che spero in futuro di poter ritrovare.
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ETICHETTA DELLA TEGOLA
"SA
CAMBARADA" è il nome del nostro gruppo.
Da tre anni svolgiamo attività
manuali e teatrali
nei locali del centro di
aggregazione sociale di Segariu
Questo oggetto, rivisitato
secondo la nostra fantasia con la tecnica
del decoupage è un pezzetto
del nostro paese: infatti la tegola
è uno dei prodotti tipici di
Segariu.
Il ricavato della vendita dei
nostri lavori
sarà utilizzato per
promuovere altre iniziative del nostro gruppo.
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Sabato
mattina la visita al paese di ORTACESUS dove esiste un grande allevamento di
struzzi…
"Quante foto scattate
allegramente da Sara e Nadia!" Al ritorno la sosta al terreno dove il maestro
Simbula ha fatto il rimboschimento; ne percorriamo un tratto ammirando gli
alberi di pino e i lecci ancora piccoli. L'ampiezza dell'area è di dieci
ettari e, dato il caldo, ritorniamo in paese dove fedelissima alla porta c'è
ad attenderci Lulù che ci dimostra
tutta la sua felicità per il nostro ritorno.
Che gioia anche per noi!
Nel pomeriggio abbiamo la splendida opportunità di
seguire tutte le varie fasi della lavorazione delle tegole.
Terra Aria Acqua Fuoco gli elementi primordiali che
uniti e messi in atto dagli uomini porteranno alla realizzazione di questo
manufatto così prezioso perché adatto a ricoprire le nostre dimore, a creare
il tetto che ci proteggerà dagli agenti atmosferici.
In una apposita buca di costruzione antecedente (sa
fogaia) viene messa terra argillosa unita a paglia finemente setacciata e acqua,
preparato che è impastato con i piedi, seguendo una antica usanza.
La pasta che si ottiene è
divisa in pezzi sufficienti a stenderli nel "sestu" (cornice trapezoidale di
legno che dà misura alle tegole). Dal "sestu" con "sa seda [6]"
sapienti mani dei tebajus pongono la tegola su una forma di legno (sa fromma),
da cui la tegola poi è tolta per essere deposta sulla terra ad asciugare.
Con
il sole di questo periodo, basta un giorno e mezzo!
La "poggiatura" delle tegole
veniva fatta un tempo dalle donne e dai bambini, secondo una struttura
economico-produttiva familiare dove ogni componente contribuisce fattivamente al
reddito economico della famiglia.
Se pioveva, c'erano delle
capanne[7] a forma di tenda, dentro cui le tegole dovevano prontamente essere portate;
ancora oggi qui nell'area vicina al campo sportivo ne sono state costruite due
con intelaiatura di canne e per l'intreccio sono state usate piante che
crescono lungo il fiume e saracchio
o craccùri (nomi comune e locale
dell'Ampelodesma) che cresce nelle zone più secche; il tetto spiovente fino a
terra facilita lo scorrere delle acque piovane.
Ogni
atto dell'uomo rimane fortemente legato alla terra, la vita delle creature e
del creato che si avverte pulsare all'unisono… noi siamo terra, dalla terra,
troviamo i frutti per il sostegno della nostra vita.
Mi piace guardare le mani dei
tebajus lavorare la terra… "accarezzare" le tegole, mi assale una voglia
matta di fare anch'io una tegola per risentire quel piacere del contatto con
le materie prime, contatto così fondamentale per la buona riuscita del
manufatto (tale rapporto doveva essere vivo anche nelle botteghe di artigiani
fiorentini del '500 … il rapporto, il contatto con le materie che venivano
preparate colori, colla, era a fondamento della cura e del risultato con cui si
realizzavano gli oggetti). Antonio, un segariese emigrato a Torino, si lascia
coinvolgere: da bambino si era trovato spesso ad aiutare papà e mamma a fare
tegole ed ancora tegole. Ogni atto viene osservato e registrato dalla prof.
Raffaella Musio, tutor ufficiale di questo corso di fabbricazione delle tegole
al fine di redigere un resoconto pratico, una testimonianza.
Nel forno vengono caricate tutte
le tegole, una per una, un lavoro accurato a cui fa seguito l'accensione
eseguita dai "is coidoris" usando lunghi pali di legno tenuti bagnati per
mezzo dei quali introducono velocemente le fascine del saracchio precedentemente
preparate vicino forno che dovrà raggiungere la temperatura di 800-850 gradi
circa.
Una grande animazione, la forza
del fuoco poi, improvviso mi attrae al disopra di tutto, il suono delle
launeddas, corposo, potente, intenso ad occupare tutto lo scenario; starei
all'infinito ad ascoltare. Mi avvicino al suonatore attorno a cui si è
formato un capannello di persone veramente interessate, poi avendo riposto lo
strumento nella valigetta ecco che la riapre mostrandoci diverse tipologie di
launeddas: su fiorassiu
in si bemolle, su puntu 'e organu, sa
fiudedda in fa diesis, tutti strumenti realizzati da lui seguendo un antico
procedimento di accurata scelta e stagionatura della canna; saprò così che
ogni suonatore di launeddas suona bene solo le sue launeddas perché le adatta
alla propria bocca; tutta la tradizione musicale non è stata mai scritta ed è
tramandata oralmente.
Sandro Frau che suona da
ventotto anni riconosce di avere avuto la grande fortuna di vivere vicino di
casa ad un maestro di launeddas che gli ha messo nel cuore la voglia di suonare
questo strumento unico al mondo; con la moglie, inoltre Sandro ha in mente
(bambina piccola permettendo) di scrivere un libro dove racconterà delle sue
esperienze e svelerà molti dei segreti di questo strumento, anche sotto un
profilo didattico, Sandro infatti fa il falegname e pure a costo di grandi
sacrifici è riuscito ad organizzare dei corsi per stimolare i giovani a
continuare la tradizione dei suonatori di launeddas nei vari paesi della
Sardegna.
A noi si è unito intanto il cameraman
Davide Massa, che si rivela
ricercatore di antiche arti e mestieri che sta documentando con reportages
davvero unici, alla rarità e singolarità delle riprese (ha già realizzato le
vari fasi della preparazione del pane) i commenti alcuni creati con gli stessi
protagonisti dei lavori, persone uniche depositarie di un grande patrimonio che
sta rischiando di disperdersi.
Che cosa mai mi stava succedendo ?
La
sorpresa della cena con prodotti locali giunge graditissima per due €uro
(offerta simbolica).
Ognuno può gustare sa
fregula con sugo di pollo ed anatra, e is
malloreddus con il ragù di salsiccia. Non manca un bel filare di salsiccia
col finocchio arrostita, l'anatra, i pomodori, le zucchine e melanzane, tutti
piatti prelibati preparati con cura da volontari e volontarie del paese.
Giovanni ed io gustiamo queste
delizie pensando anche a Lulù cui
porteremo dei panini.
I balli sardi completano la
incantevolissima serata, passi ritmici, costumi stupendi: ho il piacere di
conoscere (sinora li avevo solo sentiti, mentre facevano le prove nella scuola
materna di fronte all'abitazione del maestro Giovanni) i componenti
dell'Associazione folkloristica e culturale San Giorgio martire di Segariu.
Domenica,
giornata specialissima per tutti quelli che sono nati nel 1953. La messa
mattutina, molto partecipata, le foto in gruppo che spero mi spediranno, il
gradito dono a tutte le donne di una profumatissima rosa rosso fuoco. La ricevo
anch'io (sì, perché il destino volle che Carmelina Rotundo nascesse ad
Orbetello il 24 Novembre di quell'anno). Dal pranzo vengo esclusa perché non
avevo avuto la fortuna di nascere in Sardegna.
Pomeriggio, ancora al campo per
assistere allo scaricamento del forno per poi dirigermi alla chiesetta di
Sant'Antonio dove il Sindaco ha invitato a partecipare tutti gli emigranti,
don Meloni e don Guido nato a Segariu che è stato missionario in Brasile
coadiuvato dal diacono Antonio celebrano una Eucaristia veramente particolare
riferendosi anche alla forte devozione del paese per Sant'Antonio.
Alla fine la sorpresa
dell'invio del Sindaco al ristorante Le
Rocce Bianche dove è lo stesso primo cittadino a rinnovare i saluti e ad
esprimere tutta la sua grande gioia per questo incontro che vede il ritorno di
tanti segariesi. Riferendosi alla festa dei Tebajus egli mette bene in risalto
come questa proposta non abbia carattere nostalgico, ma si innesti sulla volontà
di un nuovo respiro produttivo per lavorare un prodotto artigianale fatto a
mano. La terra cruda e cotta non è segno di povertà e di marginalità, ma di
riscoperta di nobile semplicità e ricchezza. Il professore
Aristide Murru svolge una partecipatissima narrazione in sardo di eventi che
hanno caratterizzato la sua vita.
Tutti insieme verso la tavola
imbandita: olive, formaggi, buon pane, vino nero e bianco di Sardegna, la bionda
birra Ichnusa, Malloreddus con ragù, spiedini con ogni varietà di carni,
accompagnate da cipolle, zucchine, melanzane grigliate…. e un dolce di mattoni
di marzapane [8] a formare i muri di una
dolce casa sopra cui poggiano le tegole fatte questa volta di cioccolato e sopra
il tetto accanto al camino il nido degli uccellini, capolavoro di alta
pasticceria; il dolce è graditissimo a tutti, grandi e piccini.
E' ancora il prof.
Bruno Silenu a regalare agli invitati di questo straordinario appuntamento
una video-cassetta che spontaneamente dona anche a me!
Come sono felice di sentirmi
"segariese" anch'io questa notte d'estate!
Musica sarda bellissima ci viene
proposta dal noto ed apprezzato complesso "Cordas et Cannas" mentre
ripercorro tutti gli stands per soffermarmi in piacevole conversazione, ora con
il fotografo Aristide (autore della foto del gruppo dei cinquantenni), ora con
"l'ingegnere" con la bravissima Franca Vinci maestra dell'intaglio su
legno, con la ricamatrice Maria Paola Cirina, con chi ha fatto il pane, con le
ragazze e i ragazzi in costume dell'Associazione San Giorgio Martire di
Segariu, con il maestro dell'arte organaria… momenti così sono eterni, e
cantano per il cuore una musica che non può chiamarsi solo terrena.
Lunedì si parte.
I miei saluti a Lulù
che accarezzo questa volta con tristezza, e lei che mi guarda interrogativa
felice di quei gesti… Chissà se mai più incontrerò la mia cara Lulù.
Lei mi ha insegnato il rispetto,
curando le mie paure per i cani.
Dalla macchina non oso rivolgere
lo sguardo indietro... riattraversiamo Furtei, Serrenti, Villagreca, Nuraminis,
Monastir sino a Cagliari a cui dedichiamo due ore con una veloce visita al
porto, alla stazione ferroviaria, al corso principale, alla statua di Carlo
Felice. Giovanni ci informa che la S.S.131 è stata realizzata durante il regno
di Piemonte e Sardegna, e che si chiama così in onore di chi la progettò:
"Carlo Felice" appunto.
Le antiche mura, il bastione di
San Remy, la Torre dell'Elefante, ventagli comprati a un negozietto, il
Santuario di N. S. di Bonaria, l'approdo alla casa di Rachele ed Antonio Murru
che (conosciuti anche loro all'ENAM di Fano) gentilissimi hanno preparato un
pranzetto con i fiocchi dall'antipasto al dolce di cose prelibate.
Rachele ci fa gustare la
specialità dei cruguxionis ed una
carne morbida morbida, arricchita di sapore con cipolle e carote.
Ci raccontano di alberi fioriti
di fiori tutti celesti a Maggio, della bellezza dei fenicotteri che quando si
alzano in volo colorano il cielo di rosa.
L'orario incalza e
abbracciandoci stretti stretti con l'auspicio di un nuovo incontro, Giovanni
ci riporta all'aeroporto di Elmas, a cui eravamo approdati il 20 Luglio.
La realtà della partenza come
ci appare dolorosa nel nostro cuore… questa terra di Sardegna, questa ICHNUSA
a forma di piede, questa "orma di sandalo" (Sandalion) aveva lasciato
qualcosa di prezioso, di grande, di profumato di profondo.
pensieri,
emozioni,
sensazioni nel silenzio dei
nostri cuori.
A tutti voi, ad ognuno dei
segariesi, a Lulù, grazie. Vi
porteremo dovunque andremo sempre con noi, sperando di rincontrarci ancora per
le strade della vita.
Con amore
Carmelina, Sara e
Nadia.
 
 
 
 
Lulu' Lulu'
che occhi
belli hai tu
Lulu'
Lulu'
che paziente
sei tu.
Lulù, Lulù
che brilli
d'amore
che mi hai
insegnato il rispetto
per tutte le
creature
che il cuore
terrà
come
preziosissimo dono.
CARMELINA
ROTUNDO
Agosto 2003
 
 
Marginalia.
Questa Lulù
(di cui ignoro l'età) potrebbe definirsi con gli stessi versi di
una sua simile dell'aristocrazia milanese
del'700 :
Vergine
cuccia delle Grazie alunna. (
sono versi del Parini)
 
 
Per
l'esattezza dei nomi e dei riferimenti storici e geografici ringrazio gli
impareggiabili, Pasquale Bonaria, Alessandro, Laura ed ancora per l'amicizia,
Tiziana, Edvige, Ester, Paolo, tutti…….l'elenco sarebbe noioso ma i loro
nomi restano in questo diario e soprattutto nel mio cuore. Per l'ospitalità,
naturalmente, un grazie al maestro Giovanni Simbula, senza il suo invito
niente…..sarebbe potuto accadere.
 
"Note" vuole giocare tra il
significato delle note scritte e delle note musicali.
"NOTE
" DI SARDEGNA
 
a cura di Carmelina Rotundo
Là
dove senti cantare e suonare, fermati
gli
uomini malvagi non hanno canzoni ,ne' musica
(
e un proverbio)
riportato
nel volume di Giovanni Dore ( "
Gli strumenti della musica popolare della Sardegna"
edizione
3 T – Cagliari 1976
volume
regalatomi da Maria Laura Mocci
durante le mie splendide giornate a
Segariu luglio
Agosto 2003- La musica sia orale che strumentale educa infatti alla bontà, alla
misura, all'ordine, all'amore
verso
gli altri, al controllo di se stessi
all'umiltà
alla perseveranza tutte componenti del vero
uomo
sociale
Sempre
dallo stesso volume
tecnica
della costruzione di launeddas
La
prima canna vieni chiamata TUMBU,la centrale MANCOSA o Mancosa
Manna
e
la terza Mancosedda o destrina.
Tumbu
e Mancosa sono legate con dello spago impeciato,
La Mancosedda è libera,
L'insieme
di Tumbu e Mancosa nel Sarrabus
viene chiamato Sa croba ,Loba,
Il
complesso delle tre canne forma Su Cunzertu
o unu giogu de Launeddas che
viene
conservato nello speciale astuccio cilindrico o di pelle che i
campidanesi
chiamano stracasciu e nel Sarrabus cracasiu
POESIA
DONATAMI DA
TIZIANA PERLAS
( conosciuta a Segariu)
L'
AMICIZIA E' UN
FIORE CON POCHI PETALI
PERO'
SPLENDIDI
AMORE,
,,FIDUCIA,LEALTA', COMPLICITA' , CALORE .
MANDANE
UN MAZZOLINO A CHI TU VUOI
BENE
IO
LO MANDO A TE
 
Rachele
Murgia e Antonio Murru mi hanno
regalato
dei
SUSPIRUS, parola magica che
richiama alla memoria tante emozioni
di
cui ho trovato la ricetta che vi dono.
Mandorle spellate e pestate passate in casseruola insieme a zucchero,
indi foggiate a palline , infornate a calore leggero
e glassate con zucchero aromatizzato
al limone.
Altre
ricette di Sardegna
MALLOREDDUS.
Letteralmente "piccoli tori"
Minuscoli
gnocchi rigati di semola e
zafferano, serviti asciutti con salsa di
pomodoro
o sugo di carne e abbondantemente cosparsi di pecorino grattato.
LUMACHE
Le
lumache prendono in Sardegna i nomi di " giocca minudda"
"sizigorrus" tappadas".Le prime si fanno in bagnetto di acqua.
cipolla
e pomodoro ; le seconde si
trifolano ; quelle del terzo tipo si possono riempire
di
pane prezzemolo, aglio,uovo e
mandare in forno.le ultime vanno prima lessate,
indi
mese in padella e rosolate con
olio, aglio,prezzemolo,pan grattato.
Dal
libro Novanta &
più di nonno Romolo.
 
La Domenica
di un giovare toscano di Firenze .
andare a
cena con una fiorentina a gustarsi
la medesima fumando se stesso.
Il Venerdì
sera di un giovane sardo che non fosse un sardegnolo,
andare a
cena accanto ad una bionda sardina e
gustarsela sott'olio.
 
 
In
Italia le ore sono di colore giallo
e quelle degli amanti sono azzurre,
Ho chiesto
come fossero in Sardegna, ma non mi
hanno risposto .
sono sarde
e sorde.
I mesi dell'anno in sardo ricercati da Maria Laura:
1.
gennarxiu
2.
friaxiu
3.
mratzu
4.
abribi
5.
maju
6.
lamparas
7.
mesi 'e axrobas (traducibile in mese delle aie,
ossia il mese nel quale nelle aie viene effettuata la trebbiatura del grano)
8.
austu
9.
cabudanni (capodanno riferito all'inizio dell'anno agrario e al rinnovo del
contratto ai dipendenti, affittuari, ecc.)
10.
mesi 'e ladamini (traducibile in mese del letame poiché
in questo mese venivano concimati i campi con lo stallatico)
11.
donniasantu
12.
mesi 'e idas (prob. legato alla suddivisione in idi
e calende del calendario romano)
 
 
Diario di Carmelina
[1] Questo monumento, opera
dello scultore Pinuccio Sciola, si ispira ad un bronzetto nuragico di 4000
anni fa, chiamato appunto "La madre dell'ucciso"
[2] Le tipiche case
campidanesi sono caratterizzate da un grande portone ad arco, un cortile a
"impedrau" (acciottolato) e più corti chiamate "lolle"
[3] I films western italiani
(di Sergio Leone) furono girati tutti nell'oristanese e più precisamente
a S. Salvatore di Sinis dove ancora oggi è funzionante un bar-saloon,
costruito tutto in legno, per le riprese degli stessi films.
[4]
F. BÉDOS DE CELLES, L'art du facteur d'orgue, 3 voll., Parigi, 1766-78 (ediz. in
facs.: Kassel, 1934-36 e 1963)
[5]
La gonna dell'abito tradizionale di Segariu è caratterizzata da una parte
liscia sul davanti, che veniva nascosta dal grembiule (lungo fino ai piedi)
e dalla restante parte a pieghe fittissime e plissettate che avevano la
funzione di aumentare il volume del bacino e metterlo in risalto. Per fare
una gonna occorrevano ben sette metri di "imbodrau", tessuto a righe
verticali rosse e blu, così chiamato perché veniva importato da Bordeaux
[6] Piccolo anello di spago
che fatto scorrere lungo il perimetro del "sestu" consente di separare
lo stesso dall'impasto
[7] Le capanne (barràkas)
erano tutte esposte verso sud, poiché da quella direzione non piove mai
[8] In Sardegna viene chiamato
"Matza 'e mendula"
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